mercoledì 15 gennaio 2014

Avvoltoi dello stress - Parte Terza.

Ed eccoci alla terza e -spero- ultima maxi - categoria di condor stracciaminchia che sono apparsi nella mia vita da quando sono rimasta incinta. Questa è la mia categoria preferita, in senso ironico: mai e poi mai avrei pensato di doverla fronteggiare. Una si aspetta che le rotture di coglioni maggioritarie provengano da medici e genitori, ma di certo non da...

GLI "AMICI".

Da notare le virgolette. Le ho usate, e le sottolineo, perché gli Amici (senza virgolette) che davvero ti conoscono e tengono al tuo bene hanno un diverso modo di avvisarti sulle cose che credono tu stia sbagliando: lo fanno dolcemente, lasciandoti possibilità di risposta e di scelta, con un tono dietro a cui leggi "Io penso questo, ma se vuoi fare in un altra maniera non te ne farò mai una colpa". Di solito sono anche persone con cui è possibile fare un ragionamento di qualsiasi tipo, o discutere in maniera civile: insomma, persone evolute.
Poi ci sono gli altri. Gli invirgolettati.
Sei uscita con loro fino all'altro ieri e hai anche provato un infinito affetto nei loro confronti, perché in fondo non t'importava poi molto del loro modo di porsi, riuscivi ad apprezzarli così. Dopotutto, non c'erano grandi argomenti su cui potessero scalfirti. Dopodiché sono arrivate le scariche ormonali, il sentirsi punte sul vivo per ogni minima cosa, e ovviamente quel bastimento carico carico di stress tutto per te: la mia leggendaria pazienza zen ha dunque deciso di fare i bagagli per Honolulu, mandandomi un telegramma con scritto che sarebbe tornata per la nascita della bambina. Certo, ogni tanto appare in versione ologramma per ricordarmi che non posso sclerare dietro alle due categorie precedenti, ma con gli amici come la mettiamo? La mettiamo che si esce raramente, e solo con le persone rigorosamente non accompagnate da virgolette.
Per descrivere la persona che si aggiudica il primo posto nella categoria, mi accingo nuovamente ad un preambolo su La mia vita precedentemente alla gravidanza: si parla quindi delle mie tre stelline, le tre migliorimigliorissime amiche con cui ho condiviso sogni, speranze, tormenti e follie nel mio pazzo periodo adolescenziale nonché dolcevitadeiventanni. Per correttezza nei confronti delle loro malefatte, le chiamerò con dei soprannomi: Apples, Mapo e Padme (quest'ultima usa il suo soprannome su Facebook, per cui ho deciso di ribattezzarla come la mia senatrice preferita di Star Wars), nell'ordine di successione con cui sono arrivate nella mia vita. Passato il periodo di disapprovabile follia trascorso insieme (periodo che comprendeva, tra le altre cose: un utilizzo più o meno costante di sostanze di dubbia provenienza ed entità finalizzato all'assassinio spietato di innumerevoli et innocenti neuroni; la partecipazione ad eventi non proprio legali in svariate parti d'Italia; una certa dose di sprezzo del pericolo e di-sprezzo dell'altrui opinione in generale, e per finire un inspiegabile e spasmodico interesse per il paranormale e il misticismo - chi della Terra è stufo in cielo cerca gli UFO, cit.), posso dire che tre su quattro di noi si siano ampiamente ravvedute, chi più chi meno: io sono stata di certo la prima a stancarsi di tutto quel trantran festaiolo (per la mia indole da Snorlax descritta qualche post fa), sostituendolo con sabati sera più caserecci e schiavitù lavorativa; anche Apples ha seguito un percorso molto simile, seppur per differenti motivazioni, fino ad essere persino più occupata di me attualmente - in senso letterale, visto che ora come ora quella che non sta lavorando sono io; Mapo si può dire che sia rimasta un po' la stessa, ma essendo sempre stata quella con più determinazione ed energia di tutte noi messe insieme, non ha fatto alcuna fatica ad inserire anche le responsabilità da "grandi" nella sua vita da instancabile globetrotter.
L'unica ad essere per così dire peggiorata, è Padme.
(Nota: baby, se dovessi leggere questo post ricordati che sono incinta e ripiena di ormoni saltellanti, e ti ho chiamata con un nome bellissimo sperando che ti arrabbiassi un po' meno)
Cominciamo col dire che, al mio annuncio di maternità, è stata l'unica a non fare una piega: non perché non fosse interessata, ma perché un precedente periodo prolungato di trastullamenti vari ed eventuali l'aveva resa incapace di esprimere le proprie emozioni al momento giusto e con il giusto entusiasmo. Nell'ultimo anno, ogni volta che la vedo mi sento più inquieta: ciò che ho principalmente notato, dispiacendomi non poco, è che il suo sguardo si sia fatto via via più vitreo rispetto agli occhietti felici alla Albus Silente che ero abituata ad incontrare; riesce raramente a seguire un discorso serio dall'inizio alla fine senza divagare o distrarsi, ed il suo contatto con la realtà è praticamente assente: non pensa mai alle conseguenze delle sue azioni sugli altri o nell'ambiente in cui si trova, e quelli che prima erano culturali e sani interessamenti a sciamanesimo, misticismo e vita oltre la Terra si sono pian piano trasformati in ossessioni e paranoie verso tutto ciò che la circonda.
Abbiamo tentato di farle notare cotali cambiamenti, sempre senza successo: ci siamo poi rassegnate al fatto che fosse comunque la nostra Padme, e l'avremmo accettata così come lei ha sempre accettato noi.
Nelle amicizie sono pur sempre una seguace del vivi e lascia vivere, ed è proprio da ciò che deriva la mia somma incazzatura: appena le ho detto di essere incinta, salvo breve parentesi felicitazioni, ha cominciato a tormentarmi.
Ora, se esiste una categoria vuol dire che non è l'unica esponente tra le teste matte di mia conoscenza ad avermi rotto le ovaie, ma è di certo la più importante - e soprattutto, la più inaspettata.
Ci siamo ritrovate una delle mie ultime sere sociali presso la solita Osteria da noi frequentata, e dopo avermi a malapena salutata ha pensato bene di darmi della stronza perché non avevo ancora smesso di fumare; dopodiché ha snocciolato una lista dettagliata di catastrofi indicibili derivate dal fumo in gravidanza (quindi si era persino informata a riguardo), per finire l'opera con un bel "Ah, ti incazzi vedo! La verità fa male, eh?!". La tentazione è stata quella di alzarmi e tornare a casa, ma come ho già detto era una delle rare ed ultime serate sociali, e non avevo alcuna intenzione di farmela rovinare sul nascere.
Capisco la tentazione di molte persone, specie non fumatori, di rimproverarmi perché ancora fumo un paio di sigarette al giorno. Ma ho le mie motivazioni, chi mi conosce le comprende: pur sapendo di sbagliare, ad esempio, ritengo ci siano cose peggiori (tra le quali figurano anche gli antibiotici che ho dovuto assumere e il dovermi nutrire solo di alimenti provenienti da un accuratamente sorvegliato sistema industriale, del quale per inciso non mi fido affatto) con cui danneggiarmi. Tuttavia, non comprendo né tantomeno ho intenzione di tollerare una critica pesante e gratuita posta da qualunque persona che non sia in grado di tutelare nemmeno sé stessa in quanto ad autodanneggiamento, specialmente se tale persona è residente a Neverland da anni ed ha sempre inteso la favola delle cicala e della formica come proporzione Formica : Stronza = Cicala : Divertente.
Il fumo non è stato l'unico argomento a stimolare quest'inspiegabile accanimento da parte sua: ogni volta che su sentiva ispirata ha provveduto ad avvisarmi riguardo ad altre calamità riguardanti nascite e gravidanze, con un atteggiamento oltremodo terrorizzato e terrorizzante derivato dal distacco dalla realtà di cui parlavo prima: pillole al fluoro somministrate ai neonati senza consenso, vaccini pro autismo, placenta dimenticata nell'utero della madre, rischi letali del sacrilego latte in polvere e totale cattiveria della madre se decidesse di usarlo, microchip del controllo, e chi più ne ha più ne metta. Un bel pacchetto All Inclusive, sufficiente a farmi rinchiudere in casa per giorni a guardare solo cartoni animati per riuscire a tirarmi fuori dalla preoccupazione.
Come ho già spiegato, lei è solo il Pifferaio di Hammelin di questa congrega di sgranocchiaballe: in particolare, ho affrontato il resto del sorciame durante la sera del ventisette dicembre, quando ho giurato di non partecipare mai più ad una situazione di socialità che comprendesse individui che non considero all'altezza del mio cervello. Mapo era appena tornata dalla sua residenza crucca, ed aveva organizzato un festino in garage come ai vecchi tempi: un buffet enorme e molto vario e la presenza di bevande analcoliche avrebbero garantito la mia sopravvivenza "sana" anche in una situazione che un tempo significava solo bisboccia alterata fino al mattino. Bene, nel corso della serata ho subito:
- Domande rassicuranti sul genere "Cosa ci fai qui? Non sei incinta?" (sì, incinta, non malata terminale, pezzo di idiota) e "Perché non sei rimasta a casa, ti sembra il caso con quel pancione?";
- Osservazioni riguardanti l'argomento che sembra essere il favorito, cioè il fumo, del tipo "Non puoi fumarmi vicino perché non voglio essere responsabile dell'uccisione prematura di tua figlia" (RENDIAMOCI CONTO), o altri snocciolamenti di catastrofi già illustrate da Padme (probabilmente aveva divulgato la ricerca) recanti anche opinioni di ginecologhe di Alpha Centauri - o almeno presumo, visto che a raccontarmele erano uomini;
- Espressioni stupite mentre riuscivo addirittura a ballicchiare delle canzoni anni ottanta nelle mie precarie condizioni, con tanto di incitazioni a "non stancarmi troppo";
- In seguito alla valanga di critiche, quando ormai pensavo avessero finito gli argomenti o almeno di averli zittiti a sufficienza, una sensazione come di forzatura ad ignorarmi: sia in quanto etichettata come "madre snaturata", sia come "donna incinta che non è qui per bere litrate di vino e vomitare da domani mattina in poi, quindi in realtà non so di cosa parlarci".
Tale trattamento è stato sponsorizzato in particolare da tre persone: un tizio conosciuto rispettivamente per la sua assenza di palle combinata ad un carattere pesante ed insopportabile, e per le sue paranoie sul fatto che la gente possa mangiare dei cracker sui sedili dietro della sua macchina (non scherzo); un vecchio amico, una volta socialmente considerato, che ora mostra una carnagione cianotica, una progressiva stempiatura mal celata da un tentativo di riporto dall'aria unticcia, e una flebitica e floscia pancetta - tutte conseguenze del fatto che passa le sue giornate a mangiare cotolette e pizza giocando al videopoker, invece di finire l'università alla quale è iscritto da circa sei anni; e ultimo, un ancora giovincello dall'aria allampanata ed occhialuta che in realtà ritenevo intelligente - questo prima di scoprire che qualche anno addietro facesse parte di un trio di ragazzini che chiamavo, non troppo amorevolmente, i K. Boys: tre preoccupanti sbarbatelli ancora liceali che durante le feste nei locali stavano a malapena in piedi, ma andavano a vantarsi biascicando con quelli più grandi di quanto sballati fossero e quanto questo li rendesse troooppofighi. Se non sbaglio, uno dei tre è recentemente morto affogato dopo una pera vicino al fiume. Troooppofigo.
Davvero queste persone hanno il diritto di criticare il mio modo di comportarmi?
O ci si basa forse sul principio che sia più facile criticare qualcun altro, piuttosto che rendersi conto della famigerata Trave nel Proprio Occhio?

Ogni altra neomamma giovine che abbia incontrato mi ha dato lo stesso resoconto - al massimo leggermente mediato dal fatto che magari qualcuna di loro aveva frequentato compagnie più sane: il mio è di certo un caso estremo da questo punto di vista, e per fortuna conosco anche innumerevoli altre persone che mi rispettano e portano solo sorrisi nelle mie giornate. Perché è solamente di questo che ha bisogno un donnino in gravidanza: sorridere, ed essere tranquilla. Possono aspettare anche l'acido folico, la cioccolata e la spesa a domicilio. Ci sono milioni di informazioni terrorizzanti su ogni diamine di mezzo di comunicazione riguardo alla nascita di un bambino e, come capita per ogni argomento importante, ci sono anche milioni di teste di cazzo pronte a leggerle o ascoltarle per poi autoeleggersi docenti di ostetricia a spizzichi e bocconi. Quello che non scrive o dice nessuno, alla fine di queste informazioni, è la cosa più importante: NON FATE LEGGERE / SENTIRE QUESTO AD UNA DONNA INCINTA. Evitate di riferirglielo anche in forma sintetica, anche perché non sapete se possa essere vero, e poi sul serio, che diavolo di scopo c'è a fare una cosa del genere? Volete davvero avvisarla per aiutarla? In tal caso, un barattolo di gelato alla crema darà più risultati. Almeno se vi considerate suoi amici: ricordate che ci sono altre due enormi categorie di persone, prima di voi, a complicarle la vita. Più gelato, meno terrore.

Nessun commento:

Posta un commento