giovedì 22 maggio 2014

I bambini rovinano il corpo - traduzione e lacrimucce.

Ciao blog, indovina perché ho saltato così tante settimane di scrittura?
Già, era una domanda scontata.
Amalia è nata, è la più bella bambina del mondo, e io sono una mamma assonnatissima e felice.
In realtà sto preparando il post sul mio parto (più per ricordarmi com'è andata che per lamentarmene stavolta, giuro), ma nel frattempo sono incappata in un post che vale la pena tradurre: come sempre, faccio tesoro delle letture consolatorie trovate sul web, e nessuna come questa lo è stata di più.
Fa parte di un progetto denominato A Beautiful Body, all'interno del quale una fotografa ha raccolto immagini e testimonianze di meravigliose mamme. Ne è uscito un libro e un fantastico video che non vi descrivo nei dettagli, perché l'ho già guardato almeno dieci volte e ogni volta ho pianto, e se ci ripenso ripiango e non scrivo più.
Nel blog poi, ho trovato il post che vado appunto a tradurre e che giudico il miglior post mai scritto nella storia dei blog del mondointero. Inutile sottolineare che sono stata fortunata a non fulminare il computer, viste tutte le lacrime che ci ho versato sopra ognuna delle settecentoventi volte che l'ho riletto.
Non avrei mai saputo descrivere meglio il modo in cui mi sento ora, o l'importanza dei segni della gravidanza sul mio corpo: vorrei poter dare questa risposta a chiunque si sia mostrato preoccupato per il mio impatto estetico attuale - e vorrei che anche il mio ragazzo la leggesse, per ringraziarlo: lui è stato il primo a non preoccuparsi minimamente, e a sottolineare quanto fossi bella anche nei primi giorni, quando ancora ascoltavo le troppe voci intorno a me.

" I bambini rovinano i corpi - Ode al mio corpo postparto " di N'tima Preusser.  
( il link va cliccato comunque, anche solo per guardare le foto ) 
Prima che restassi incinta, qualcuno mi disse "non fare bambini, i bambini rovinano il tuo corpo".
Ormai è passato un anno da quando Anabel è stata concepita. In questo momento, un anno fa, era un microscopico granello nel mio stomaco e stavamo annunciando la nostra gravidanza. Da allora fino ad oggi, ho acquisito e perso cinquanta libbre (22.6 kg ca). Quattro mesi dopo la sua nascita, il mio corpo porta ancora le prove della sua esistenza.
Delle scure piscine ristagnano sotto ai miei occhi. Una valle risiede dove una volta era il mio ombelico. Nelle anche c'è una nuova ampiezza che la me adolescente non riconoscerebbe. Delle linee tracciano i percorsi attraverso le montagne di pelle stiracchiata rimaste sul mio torso. Fulmini sui miei fianchi provano che un tempo fossi troppo piccola per contenere tutto quell'amore che mi avrebbe riempito. Altre rughe stanno ad indicare che una volta mia figlia vivesse dentro di me.
Riesci a realizzare il significato di tutto questo? Ogni arto, dito, falange... persino il suo cuore, sviluppatosi proprio nel punto del mio petto dove è il mio a battere. Quelle montagne di pelle sono tutto ciò che mi rimane per provare che un tempo eravamo una cosa sola, e non due.
Come potrei vergognarmene?
Potrei dire così tanto sul vedere gli occhi di mio nonno incastrati nelle sue orbite, e sotto le ciglia e sopracciglia di suo padre. Vedo il ragazzo di diciassette anni di cui mi sono innamorata insieme a mio nonno da bambino ogni volta che lei mi rivolge il suo sguardo. Indossa persino le mie orecchie e il mio mento. Proprio le due cose che ho maledetto di più durante la mia crescita. Non c'è niente che mi faccia sentire più bella rispetto al vedere queste piccole versioni delle mie stesse caratteristiche, e realizzare quanto esse siano speciali.
Il mio corpo ha reso tutto questo possibile. Non tutti hanno tale privilegio.
Di sicuro la mia pancia è più soffice ora come ora, ma il modo in cui si muove quando salto su e giù la fa così tanto ridere. E sì, le mie anche non sono più così strette come una volta, ma sicuramente conoscono quel dondolare ad otto che serve a cullarla mentre si addormenta. I miei capelli da ventunenne hanno preso qualche tocco di grigio, eppure nulla la calma di più che tenerne una ciocca tra le sue piccole dita.
Non sono impeccabile agli occhi della società, e il mio fisico non ricorda neanche lontanamente ciò che era una volta, ma la mia bimba perfetta mi vede per ciò che sono. Per lei, sono io ad appendere la luna. Lei conosce il mio cuore. Lo conosce da molto tempo prima che ci incontrassimo.
Ed è per questo che mi ama.
Non riesco ad esprimere quanto io mi senta rassicurata e valorizzata da questa verità.
Il mio corpo è solo un contenitore per la mia anima. Un incredibile contenitore. Forte, bello, capace, ed imbattuto.
Il mio corpo è pieno di vita.
Il mio corpo è potente.
Il mio corpo ha fatto di me una madre.
Al massimo, è stato il mondo a rovinarmi prima di conoscerla, e lei è stata ciò che mi ha resa nuovamente sana.  


mercoledì 30 aprile 2014

Thrity - eight.

Buon quasi - primomaggio!
Sono alla trentottesima settimana ed è tutto molto terribile.
Ancora? Sì, ancora, semprepiù.

Uno: il mio peso. Quando dicevo "la mia pancia è molto più grande delle altre" intendevo DAVVERO. Infatti, la ginecologa durante l'ultima visita ha ufficialmente rinunciato a sgridarmi per il peso in più, annotando sconsolata i cinque chili che sono riuscita a mettere nelle tre settimane precedenti - arrivando così a diciassette chili gravidici, ben sei in più dello "standard consigliato". Vai a fare in culo, standard consigliato, vorrei dell'altro gelato al Mars per favore. Tanto più che non riesco a muovermi o fare sforzi anche minimi: l'altro giorno ci ho messo esattamente quaranta minuti a cambiare le lenzuola, se faccio cinque metri di camminata sembra che il mio utero si pieghi a cannocchiale e le anche mandano dei lamenti lancinanti (non è figurativo, cigolano di brutto), e se la temperatura esterna diventa improvvisamente estiva le mie mani e le mie caviglie si gonfiano a capitello.
Provate a pensare poi, in una normale vita senza gravidanze quali due fattori possono portare una donna a mangiare di più? L'astinenza da rapporti sessuali e il tentativo di smettere di fumare, ad esempio. Già. Temo che il mio adorabile consorte sia completamente inibito dalla presenza pancifera (come biasimarlo?), ma nei picchi di ormoni (cioè per venti ore al giorno circa, quelle in cui non dormo) io non penso certo a questa causa: mi sento invece orribile, grassa, gibollosa e piena di muco, bruttissimissima e goffa, penso che probabilmente non mi guarderà mai più nello stesso modo, poi penso che dopo il parto avrò delle cicatrici da guarire quindi non riuscirò a ricordare la fisionomia del suo pene ancora per molto, molto tempo. La mossa seguente è rotolare verso la dispensa e rimbalzare sul divano con in bocca tutto il cioccolato che riesco a trovare.
( Notare che la mia adorabile suocera, che più che suocera è una fatina buona delle favole, per Pasqua mi ha regalato SEICENTOGRAMMI di cioccolatocreminogianduia formato mattone, da tagliare a fette e mangiare col pane + un barattolone di Slittosa, ovvero la versione super - pro, super - naturale, super - alta pasticceria della Nutella, che fa sembrare la Nocciolata Rigoni di Asiago feccia per plebei. Ho già detto più volte quanto follemente io ami mia suocera, e quanto mi senta miracolata ad averla trovata - quando ho visto il contenuto del regalo mi sono commossa, davvero )
Sul fumo neanche ci spendo troppo, è abbastanza ovvio. Il latte diventa tossico se fumi anche se nessuno è in grado di spiegarti il perché, e poi c'è la morte in culla e Gesù che abbaia nel suo tempo libero. Sì, quest'ultima è una bestemmia trasfigurata.
Potrei anche soffermarmi a sottolineare una delle conseguenze del fumo in gravidanza che mi erano state predette: il rischio di parto prematuro e/o con neonato sottopeso. Ho fatto il monitoraggio la settimana scorsa, mia figlia supera i quattro chili e non ha la benché minima intenzione di anticipare la sua nascita. Se non avessi fumato cosa avrei partorito, un ippopotamo?

Due: evergreen break - my - ovaries. Già, gli sgranocchiaballe. I persecutori e le persecuzioni, tutte le piccole enormi cose che si dilettano nel farmi impazzire da quando il mio utero contiene un'inquilina. Non si sono estinti, e ho buone ragioni di pensare che continuino anche dopo la nascita, per cui mi sono parzialmente rassegnata alla loro persistenza. Ora come ora, al top della lista ci sono le mie compagne di corso preparto: non che siano cattive o stronze o volontariamente fastidiose, anzi. In realtà sono molto tranquille, e nelle ultime tre lezioni sono riuscita persino a ridere insieme ad un paio di loro. Il problema è che sono persone estremamente diverse da me, e si entusiasmano per cose diverse - come ad esempio una chat collettiva di What'sApp per mantenersi in contatto e soprattutto sapere in direttissima chi sarà la prossima a partorire. Avevo proprio bisogno di un diffusore di ansia sul telefono, grazie ragazze. O si sentivano più tranquille (non lo comprenderò mai e poi mai) a sapere i dettagli tecnici di una episiotomia (se non sapete cos'è NON googleatelo, sul serio), o ancora sono certa che nessuna di loro abbia pensieri sul genere "Quattro anni fa passavo i miei weekend con le pupille a fondo di bottiglia in qualche fabbrica abbandonata e ora sto per riprodurmi, mioddddio mandatemi a Medjugorje" o anche "Chissà se partorendo in tempo riuscirei ad essere abbastanza guarita da andare al concerto dei die Antwoord che c'è il ventidue giugno?". Sono l'unica mamma di quel corso ad essere alle prese con la carestia fumogena, l'unica ad aver osato sgarrare (più volte) durante la gravidanza, l'unica ad aver pensato che una coperta da gioco fatta con le t-shirt dei Sex Pistols potesse essere carina, l'unica talmente dipendente da cartoni animati trash da capire il paragone tra una componente del gruppo e Kendra di the Cleveland Show. In mezzo al gruppo mi sono sentita, tanto per cambiare, il pesce fuor d'acqua con cui mi identifico nella maggior parte delle occasioni sociali - cose tipo "non piaccio agli altri bambini", spero vivamente che mia figlia sviluppi un'autostima e una capacità di interazione nettamente migliori.
Inoltre, in questo ponte della Liberazione sono venuti a trovarmi i miei genitori: li rimetto nella lista di rompiballe, ma solo al secondo posto per sentirmi meno fedifraga ed ingrata - visto che in realtà mi hanno portato un macello di cose utili (tipo la culla) e la mia matrigna ha provveduto a ribaltarmi casa e pulire tutto il pulibile in modalità hocketi - pocketi, cioè in un tempo record di due ore (un giorno riuscirò a carpire questa capacità), e mio padre ha tirato fuori tutta la sua esperienza da nonno per spiegarmi il recondito funzionamento del passeggino (non sono per niente sicura di riuscire a ripetere il procedimento, ma almeno i lenzuoli so metterli). Tuttavia, il mio adorabile e pelato genitore è riuscito a dire esattamente ciò che non avevo proprio bisogno di sentirmi dire, confermando la sua innata empatia per il genere femminile - certo, l'ha fatto come al solito a fin di bene, ma in quel momento avrei voluto picchiarlo con una vanga. Ha infatti denotato e sottolineato quanto io sia sciatta e brutta in questo momento, intimandomi severamente a "ricominciare a prendermi cura di me stessa, perché sua figlia una volta era figa". Non sto parafrasando, lui si esprime così. Ha avuto questa brillante uscita in seguito alla mia scoperta di nuove e gigantesche smagliature a forma di fuoco d'artificio attorno al mio ombelico: dev'essersi soffermato un attimo di più, scorgendo quindi: le macchie scure e i nei da iperpigmentazione ormonale che mi ricoprono il collo, i capelli mezzi storti dal taglio fatto ormai troppi mesi fa e senza tentativi di camuffamento tramite piastra perché non ho voglia, le mie labbra circondate da una crosta di secchezza grigiastra perché non respiro ed espello continuamente muco, le occhiaie da assenza di sonno, il doppiomento da gelato al Mars, i duroni che avevano reso il mio piede simile a quello di Bilbo Baggins perché farmi la pedicure implica una posizione estremamente scomoda, e forse anche i baffi da sergente Garcìa - che sono l'unica cosa che curo, in realtà, ma sempre a causa dello sbalzo ormonale ogni notte mi ricrescono come se non ci fosse un domani. Tutto questo si rifà anche al sentirmi un mostro orribile e gibolloso, disperazione già nominata a inizio post, ma temo di avere una valida motivazione per giustificare la mia sciattitudine. Quando l'ho fatto notare a mio padre, ha risposto che avrei potuto almeno andare dall'estetista o da un parrucchiere o da un podologo, certo, se non fosse che negli scorsi mesi io abbia avuto a malapena i soldi per fare la spesa, cosa di cui è perfettamente a conoscenza visto che è lui a non aver scucito un euro - pur sempre negando l'evidenza, sia ben chiaro.

Tre: Nidificare con il Consorte. Ho appreso il termine "nidificare" da questo articolo fantastico sulla trentasettesima settimana. Cito:
" Nonostante ti senta una balena lenta e imbarazzante, e anche se non ricordi l'ultima notte che hai interamente passato a dormire, molte donne incinte provano un'esplosione di energia nervosa in queste ultime settimane. Molti ti diranno che stai semplicemente nidificando, ma non ve lo ribadirò. Io comprendo. Ci sono delle ditate su quella finestra e a meno che tu non vada a comprare il Glassex in questo preciso minuto guarderai quelle ditate per i prossimi sei mesi oh mioddio vai a comprarlo ora COSA ASPETTI. "
Una descrizione perfetta. Certo, ho orgogliosamente ultimato la borsa per l'ospedale, e negli ultimissimi giorni persino la cameratta, ma non ho ancora stipato il frigo di piatti pronti da microonde nel terrore di arrivare a mangiarmeli tutti prima di partorire. Inserisco una lamentela sul consorte in questo paragrafo, in quanto necessaria al mio sfogo: sì, è un ragazzo fantastico ed è il mio principe azzurro col piercing alla lingua, ma devo ricordarmi che in fondo è un uomo. Il suo cervello basilare lavora all'80% sul realizzare la sua paternità, ed è già tanto così: in un sabato di ferie si è pulito a fondo tutta casa, ma ad esempio non ha potuto fare a meno di lamentarsi di quanto fosse sporca tutto il tempo - facendomi inconsapevolmente sentire un'inutile balena incapace. Infatti, la casa non era mai stata così sporca per un semplice motivo: prima riuscivo a pulire quotidianamente, ma la sua massa cerebrale maschile ha sempre un improvviso glitch nel ricordare ciò, e la sua formazione tradizionale e impostata sul Lavoro si limita ad una semplice equazione: non devi lavorare = non fai una minchia dalla mattina alla sera. Ogni tanto si ricorda dei miei piccoli sforzi e li apprezza, ma la maggior parte delle volte la stanchezza gli inibisce i pensieri e pensa di essere stato molto bravo ad aver addestrato i suoi calzini a lavarsi e soprattutto appaiarsi e mettersi da soli nel cassetto della biancheria.
Mi meriterei un bel calcione per queste critiche, lo so, ma il mio cervello farcito di ormoni invece lavora al 120% e per me neanche questo è abbastanza. Mi sembra di avere ancora troppe cose da fare, e spesso di non pensarci a sufficienza, cosa che mi spinge ad avere raptus di lavaestiratutto o cucituttelestoffechetrovi, oltre che raptus tendenzialmente omicidi dovuti ad esempio al fatto che tre mesi fa avessi chiesto una mensola grande e due piccole per la cameretta, e tre giorni fa ne abbia comprata solo una grande e l'abbia montata su delle staffe nere. NERE. In una camera faticosamente matchata in toni pastellosamente femminili per stimolare il rilassamento e far sembrare tutto molto nuvolesco et coordinato anche senza avere la stessa esatta tonalità di colore. Sì, è solo una staffa, anzi due, ma io sarei grafica, ricordate? I codici Pantone sono parte integrante delle mie certezze nella vita. Infatti non sto più entrando in camera della bambina, perché guardare quelle orrende staffe nere mi fa saltare i nervi e davvero non so come coprirle, anche perché sono giganti e metalliche ed antiestetiche e non posso intaccare il muro per provare a risolvere il problema (oltre alle ire del padrone di casa, incorrerei anche in quelle del consorte che ovviamente si sente molto proud del lavoro fatto, e non capisce il perché di tanto tormento).
Ah, piccola clausola che non fa che aumentare il mio disagio: da una settimana non posso più guidare. Per arrivare giusta con i piedi sui pedali della macchina, la pancia si deve letteralmente appoggiare sul volante: molto pericoloso. Quindi, non posso né soddisfare i miei bisogni mangerecci on the go, né uscire per comprare cose che mi possano potenzialmente servire per nidificare al meglio - o più semplicemente per calmare le mie paranoie di nidificazione. Sfuma così anche la mia ultima possibilità di autonomia nel rendermi utile per fare la spesa, evidenziando anche la più deprimente, problematica e disarmante condizione dell'ultimo periodo: sei sola.

Già, questo è il problema principale. Sì, ho un fantastico co-genitore pronto a prendersi sulle spalle il bastimento carico carico di paranoie di tutta la situazione, ma non abitiamo in Germania e non ci sono aiuti significativi che possano evitargli il carico lavorativo che i suoi titolari si dilettano ad appioppargli settimana dopo settimana, ignorando completamente ogni nostro minimo bisogno umano. Inoltre, ho sempre cercato di essere il più possibile indipendente per quanto riguarda i miei problemi personali, e chiedere aiuto a persone non totalmente coinvolte mi fa sentire un'opportunista e un peso per l'umanità in generale. Ho sempre preferito aspettare che fossero gli altri a presentarsi spontaneamente: a volte è successo, ma nell'ottanta percento delle situazioni ero sempre io a dovermela cavare. Come tutti, suppongo. D'altronde potevo nascere in un posto a scelta del terzo mondo, e sicuramente mi sarebbe andata molto peggio di così, come succede a tante donne oggi: ma è lo stesso discorso che si fa ad un bambino che non vuole mangiare, finisci tutto perché ci sono bambini che muoiono di fame - il suo cervello non si convincerà così. Siamo umani, egoisti, e tutti guardano il proprio cortile: nel mio, attualmente, ci siamo solo io e la gatta - unica fonte di affetto incondizionato, miagolii teneri come distrazione ed illimitato ascolto delle mie ansie inconcludenti. Per il resto ci saranno circa ottocentocinquanta persone che hanno offerto il loro aiuto e che hanno detto che ti sarebbero venute a trovare, ma poi non lo faranno perché sono giustamente impegnate a pensare a tutt'altro che a te, specie considerando che secondo l'ottica comune dovresti essere in un periodo di attesa felice, di cosa mai potrai avere bisogno? Di niente, infatti. Come il groviglio che mi ha portata fino a qui mi ha sempre educata a pensare: facciamo che non ho bisogno di niente. Così gli amici che sembravano capirti fino a un anno fa improvvisamente sembrano molto diversi da te, e preferiranno andare ad ubriacarsi piuttosto che sentire discorsi riguardo a coppette assorbilatte e pasta Hoffmann. Così non chiederai supporto ai tuoi suoceri, anche se sono delle persone adorabili, perché non sono i tuoi genitori - quindi ti senti un peso anche per loro, e ti arrabbierai ancora di più perché il tuo genitore ha deciso di vivere in un'altra città più o meno mille secoli orsono, e riempirai le fosse col senno di poi.
E così finirai per renderti conto che le uniche due persone a cui avresti potuto chiedere affetto ed aiuto incondizionato senza sentirti in colpa non ci sono, perché sono morte. 
E forse ti renderai conto anche, alla fine, che proprio per questo non sarai mai del tutto sola: è solo un'impressione data dal silenzio, quello che senti tutto il giorno e che prima o poi ti mancherà da matti. 

mercoledì 23 aprile 2014

Istituto Nazionale dei Pezzi di Sterco - aka Ottenere la Maternità in Italia

In seguito al mio ultimo incontro con i simpatici signori della Previdenza Sociale, mi sento quasi obbligata a fornire un resoconto dettagliato della mia avventura per ottenere un "semplice" indennizzo di maternità in un paese ormai a scatafascio in tutto e per tutto.

Parto, in breve, dalla mia situazione lavorativa dal momento in cui ho scoperto di essere in gravidanza (settembre 2013), per chi non avesse letto gli accenni negli altri post: avevo un contratto a progetto che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2013, salvo eventuali rinnovi ovviamente mai avvenuti proprio a causa della mia gravida condizione, che mi impediva di sobbarcarmi le condizioni di lavoro al limite della follia che venivano imposte dall'azienda per cui lavoravo.

A fine ottobre mi sono recata al Patronato INCA della città, ovviamente per verificare se mi spettasse o meno l'indennizzo di maternità. L'operatrice mi ha spiegato che per le lavoratrici a progetto la maternità viene calcolata rispetto all'80% dello stipendio percepito almeno tre mesi prima del congedo previsto. La data di congedo di maternità sarebbe stata il 10 di marzo 2014: ne si deduce che, per dieci sfortunatissimi giorni di decorrenza in più, non avrei avuto diritto all'indennizzo poiché nel periodo verificabile richiesto risultavo già disoccupata. C'erano altre clausole rispetto ai lavori precedenti all'ultimo contratto, ma per quanto mi riguarda erano tutti stage formativi: per lo Stato Italiano lo stagista è al pari del disoccupato, quindi non potevano contare come veri e propri contratti, seppur retribuiti. L'operatrice del patronato mi ha spiegato tutte queste informazioni, lasciandomi ovviamente con l'amaro in bocca e la certezza di non poter ricevere un solo euro.

Fortunatamente, un mese prima del mio congedo di maternità ho avuto un'altra proposta di lavoro da un'altra azienda: sempre contratto a progetto, ma stavolta senza condizioni folli. Potevo svolgere tranquillamente il progetto da casa e sarebbe durato un mese, accavallandosi solo di pochissimi giorni con il congedo, ed era prevista tanto di retribuzione: entusiasta, sono quindi ritornata al patronato INCA sbandierando la mia nuova possibilità.
Ho qui trovato un operatore molto confuso dalla mia situazione: accennò qualcosa sul fatto che in realtà avrei già potuto richiedere la maternità (contrariamente a quanto riferitomi dalla precedente operatrice), ma il caso era certamente complesso. Era un giovedì di fine febbraio, e l'uomo mi disse di ripresentarmi la settimana seguente con un plico pressoché infinito di documenti: certificato di gravidanza originale e recente, ultimi contratti miei e persino del mio ragazzo (?!) e rispettive buste paga, IBAN, estratto conto e fotocopie dei documenti d'identità e codici fiscali di entrambi. Nel frattempo, lui asserì che avrebbe studiato il mio caso così da farsi trovare preparato all'invio di ogni documento possibile per provare a richiedere la famigerata maternità. Meravigliata ed onorata da cotanto impegno da lui promesso, mi sono procurata tutto il necessario e mi sono ripresentata la settimana seguente, come richiesto.

(Apro solo una piccola parentesi: se uno vuole andare a parlare col patronato deve rassegnarsi ad arrivarci più o meno all'alba, e inspiegabilmente trovarsi almeno una ventina di persone davanti, cosa che farà trascorrere al malcapitato l'intera mattinata presso la struttura - sempre che facciano in tempo con i loro orari, altrimenti potrà addirittura venire rimandato ai giorni seguenti. Chiusa parentesi, giusto per ribadire il tempo perso dietro a tutte queste minchiate.)

Quando mi sono ripresentata ho subito notato che l'operatore con cui avevo parlato non era presente agli sportelli. Senza farmi troppe domande ho comunque aspettato che una terza operatrice chiamasse il mio turno, per riferirle subito che ero d'accordo con il suo gentile collega.
Potete cominciare a ridere anche da subito.
La donna assunse una tremenda espressione di incazzatura funesta, e mi riferì che il suo adorabile collega aveva tirato su questa manfrina per sbolognarmi. Infatti, l'operatore richiesto (facilmente individuabile poiché unico maschio agli sportelli) sarebbe stato in ferie tutta la settimana: qualsiasi giorno mi fossi presentata, non l'avrei potuto trovare. Eravamo tra l'altro a ridosso della data di congedo, quindi non avrei assolutamente potuto aspettare oltre per presentare altre richieste - ovvero, non avrei potuto presentarmi la settimana seguente quando sarebbe tornato, particolare di cui lui stesso era a conoscenza.
Fantastico, no?
Bé, quel giorno dovevo avere un'estro abbastanza fortunato: la terza operatrice del patronato da me incontrata si chiama Valentina, è del segno del Toro come la mia figliola in arrivo, ed è stata l'unica persona veramente gentile e competente da me incontrata in tutta questa vicenda: le auguro di vincere un milione di euro, e di essere per sempre sana e felice insieme a tutti quelli a cui vuole bene. Mi ha rispiegato parzialmente una parte delle clausole già sentite dalla prima operatrice, dicendomi però che per soli dieci giorni non avrebbero potuto essere certi del fatto che l'indennizzo non mi spettasse, e la richiesta sarebbe dovuta partire comunque - lasciando all'INPS stessa la decisione. Di tutti i documenti portati ne servivano due: il certificato di gravidanza e il contratto di lavoro. Punto. Mi diede dei documenti da consegnare all'azienda, e mi disse che avrebbe portato lei stessa all'INPS i miei documenti, poiché l'ente chiedeva le copie originali e spettava agli operatori prendersi la briga di consegnarli (ASSURDO!). Dopodiché avrei dovuto attendere una risposta dall'INPS, e solo nel caso in cui fosse stata respinta avrei dovuto ripresentarmi in patronato per provare altre tipologie di richiesta rispetto alle clausole.

La richiesta è stata consegnata puntualmente il 4 marzo 2013. Grazie, Valentina, le voglio tanto bene.
Ma il calvario ancora non poteva terminare.
Il 4 aprile ho ricevuto una raccomandata proprio dall'INPS. Il mio momento di giubilo è svanito quando ho visto il seguente contenuto:
1 - Lettera dal funzionario M.B., con il seguente messaggio:
 " Ai fini dell'istruttoria della domanda di indennità di maternità presentata in data 04.03.2014 si chiede l'invio a questa Agenzia, nel più breve tempo possibile, della seguente documentazione:
ALLA NASCITA: DATI ANAGRAFICI E CODICE FISCALE DEL NASCITURO
AL TERMINE DEL PERIODO: COMPILARE E RESTITUIRE I MODULI ALLEGATI
La presente lettera dovrà essere restituita unitamente alla documentazione richiesta
. "
2 - Due dichiarazioni, una compilabile da me e una dall'azienda per cui ho lavorato, di astensione dal lavoro per maternità obbligatoria. Nella dichiarazione il testo recita: "DICHIARA che ha usufruito / usufruirà dell'astensione obbligatoria dal lavoro prevista dalla normativa vigente o che durante: i 2/1 mesi antecedenti/e la data presunta del parto e i 3/4 mesi successivi al parto si asterrà / si è astenuta da qualsiasi prestazione lavorativa"; è poi richiesto in allegato un certificato di gravidanza originale.
Ora, magari per qualcuno tutto ciò potrà risultare limpido e cristallino, me ne rendo conto. Ma essendo la prima volta che mi rivolgo all'INPS per un qualsiasi motivo ed essendomi tenuta sempre il più possibile lontana da qualsiasi forma di burocrazia, non avevo la certezza di cosa dovessi inviare, e nemmeno il quando e il perché mi erano chiari. Tra le domande più importanti: con "al termine del periodo" intendevano il periodo di gravidanza o quello di maternità? E se intendevano quest'ultimo, cioè la maternità, perché richiedevano di allegare anche un certificato di gravidanza (che avrebbero peraltro dovuto ricevere in copia originale nel momento stesso in cui era stata presentata la domanda)? Contando che in queste faccende non conviene né ritardare né tantomeno sbagliare, visto che si rischia di non ottenere niente o di dover ricominciare da capo, ho pensato fosse meglio chiamare l'INPS per chiedere spiegazioni.
Al centralino mi ha risposto un operatore abbastanza gentile, ma non troppo preparato: era abbastanza confuso sul contenuto della lettera, e alla fine concluse che probabilmente il certificato già inviato fosse andato perso, quindi andava nuovamente inviato per confermare la domanda di indennizzo. Se non avessi voluto inviarlo di nuovo perché giustamente l'avevo già fatto, avrei dovuto inviare in copia originale tutta la documentazione da me ricevuta dall'operatrice Valentina del patronato INCA, in pratica la mia copia dei documenti che avevo firmato per inoltrare la domanda... opzione non troppo auspicabile, visto che avrebbero potuto perdere anche quei documenti. Gli chiesi anche se in seguito all'invio del certificato e dei documenti richiesti avessi ricevuto il tanto desiderato indennizzo, e mi rispose di sì, poiché se non avessi avuto i requisiti non si sarebbero certo disturbati a chiedere altre dichiarazioni. La mancanza di sicurezza iniziale dell'operatore però non mi aveva convinto del tutto, e ho quindi deciso di recarmi direttamente all'INPS con tutto il necessario: certificato di gravidanza, copia dei documenti ricevuti dal patronato e raccomandata.

Siamo al capolinea dell'avventura. All'entrata ("accoglienza") dell'Istituto faccio la coda con altre otto persone a discapito del mio pancione immenso, perché i bigliettini del turno per la precedenza alle donne incinte valgono solo dopo la prima coda. Trovo un uomo con una faccia da tonno imbalsamato a cui pongo gentilmente le mie domande. Vi dico solo che mi ha chiesto se avessi già partorito - ok, alcune donne rimangono un po' tonde dopo il parto, ma se sotto la felpa noti chiaramente una tonicissima anguria messa dal lato più lungo con tanto di ombelico visibile all'infuori forse puoi pensare che dentro ci sia ancora un bambino. Avrei potuto cogliere al volo questa sua idiozia, ma non l'ho fatto, perché non mi piace essere scortese... dobbiamo essere rimasti in pochi a pensarla così. Infatti, è stato così adorabile da trattarmi come l'ultima accattona idiota dell'universo, guardandomi dall'alto in basso e rispondendo alle mie domande con tono di scocciata sufficienza. Era ovvio che il periodo inteso fosse quello di maternità e i documenti andavano OVVIAMENTE inviati alla fine, come potevo non capirlo? Ho persino fatto l'imperdonabile errore di porgli la domanda che già avevo fatto al centralino, cioè se effettivamente mi spettasse o meno l'indennizzo.
Risposta (visibilmente incazzata): "signorina, non c'è niente di certo OVVIAMENTE! Se ha i requisiti gliela manderanno, altrimenti no, arrivederci"

Oggi è il 23 di aprile. La maternità che ovviamente non so se percepirò ammonterebbe all'incirca a 250 euro. Forse per la cresima di mia figlia l'INPS mi manderà dei pannolini.

lunedì 14 aprile 2014

D.I.(F)Y - is better


Vorrei tanto creare uno di quei blog esteticamente perfetti, con un sacco di idee e tutorial su come creare cose meravigliose per i vostri bambini. Ma oltre al fatto che l'ordine estetico sia per me un concetto molto astratto, non ho mai saputo scattare delle foto decenti che non fossero a fiori o paesaggi. 
Rimarrò quindi un'eterna lurker di tutorial altrui, o in alternativa una che si sveglia la mattina e pensa di essere in grado di cucire perfettamente: calunnia, enorme calunnia. Sono una persona creativa e ho abbastanza manualità, ma i progetti risultati disastrosi o (peggio) lasciati a metà superano di molto quelli ben riusciti che posso esporre al pubblico. In linea di massima, sono più brava a creare cose per gli altri piuttosto che per me stessa: ricordiamo la mia indole pigra di base, a volte l'avere un oggetto nuovo solo per me non basta a motivarmi. Per Amalia, quindi, sono riuscita a fare molte più cose in due mesi che per me stessa in venticinque anni, motivata anche dal fatto che la stanza in più, una volta adibita a laboratorio per me e per il mio altrettanto creativo consorte, ora sia destinata alla piccola... con conseguente problema di mancanza di spazio dove mettere il materiale creativo, che comprende: perline di ogni genere, accessori metallici per abbigliamento, campionature di pellami, tessuti (infiniti), macchina da cucire e attrezzi per il cucito, feltro, lana cardata da feltrizzare, carte da decoupage e colle per qualsiasi cosa, superfici da decoupageare in legno o terracotta o plastica (cornici, vasetti etc.), carta crespa e adesiva in varie colorazioni, cartoncini e carte di vario genere, materiale vario per scrapbooking, adesivi, nastri stringhe legacci, tele da dipingere, colori acrilici e a tempera, pennarelli (più che infiniti), pennelli, matite, altro vario materiale da disegno. Il mio progetto era radunare tutto il materiale di base in comode scatole, e tentare di esaurire quasi del tutto il materiale per creare: devo dire che, tra gli errori e le cose riuscite, ho smaltito parecchia roba. E molte delle cose riuscite sono venute meglio di qualsiasi altra creazione degli ultimi anni.
Per me è stato più che terapeutico: non avendo potuto comprare quasi nulla per mia figlia, vista la mancanza di fondi, ho soddisfatto il bisogno di avere cose a mio gusto nella sua cameretta.
Ecco le mie opere migliori! Ho trattato il più possibile le foto con Photoshop, ovviamente, non perché gli oggetti necessitassero miglioramento - ma perché la mia incapacità nel maneggiare una compatta automatica li avrebbe svalutati. Non sono opere perfette, comunque, ed è questo l'importante.

1# Abitini da vecchia t-shirt e canottiera. 



Per fare queste ho seguito più o meno questo tutorial. Non avevo voglia di fare la treccia e cucirla a mano però, quindi per la canottiera (grigia) ho semplicemente tenuto lo scollo originale e ribordato le maniche, tenendo due treccine semplici e sottili per le spalline. Per l'altra ho riutilizzato lo scollo della t-shirt e bordato le maniche con della passamaneria, oggetto che ho scoperto solo di recente e che risolve innumerevoli problemi di bordi storti e cuciture troppo visibili.


2# Felpina lunga da felpa.

 
 Ok, questa era facile. La felpa era già abbastanza piccola, l'ho solo stretta e ho ribordato le maniche in modo da farle a campana. C'era un cappuccio lungo a punta, che ho tagliato mantenendo lo scollo originale e ripiegato su un laccio per le scarpe (ovviamente mai utilizzato) da usare come coulisse.
La felpa originale veniva da questo negozio di Napoli, bellissimo, e non ho mai avuto il coraggio di buttarla via anche se mi era piccola già da tempo... evviva la mia sindrome dell'accumulo!!

3# Gufo portapigiama o portabiancheria.


Questo è il mio orgoglio, sono molto soddisfatta del risultato. Se guardaste l'interno e i dettagli vi accorgereste di alcuni errori madornali pesanti, ma facciamo finta di nulla e guardiamo quest'adorabile gufetto nell'insieme - non è meraviglioso?! Viene dal riciclo di tessuti vari che avevo fermi da mesi o addirittura anni, e mi ha permesso di smaltirne parecchi.

4# Coperta Adolescenziale.

Ecco, posso dire che questa abbia un messaggio più profondo. Queste sono la maggior parte delle t-shirt che ho indossato fino alla nausea dai quindici ai diciassette anni, piene di tutto il mio spirito ribelle e quasi tutte prese a Camden Town - e come tali, composte di un cotonaccio grosso e indistruttibile alla Fruit Of the Loom, molto facile da cucire anche in uno snervante patchwork. Attorno e dietro è tutto pile in doppio strato, avanzato da dei vecchi costumi di Carnevale, materiale che la rende molto pesante e grossa, quindi utile sia come copertina che come telo da gioco (sempre che non si spaventi a vederla, in tal caso la posso sempre mettere via e riproporla verso i suoi tredici anni). 


domenica 13 aprile 2014

Dieci cose di cui NON hai bisogno per un neonato. (traduzione)

Ogni tanto, tra i vari articoli di neomamme apprensive trovo qualcosa di effettivamente utile, per non dire geniale.
Questa pagina lo è, senza dubbio.
Ho deciso di tradurre l'elenco illustrato in questo articolo, visto che sto tentando per la quattrocentesima volta di mettere a posto la cameretta di mia figlia in modo che sembri effettivamente una cameretta da neonata - nonostante l'abitudine di usarla come sgabuzzino o postazione computer - cavi - stampante del mio ragazzo quando deve lavorare a casa.
Attenzione: l'autrice dell'articolo è adorabilmente sboccata.

Dieci cose di cui non hai bisogno per un neonato.

Siete quindi entrati da Babies R Us per la prima volta, e uno degli impiegati (il quale ha subito una lobotomia, o almeno ne avrebbe bisogno) vi consegna questo piccolo pieghevole con una lista di tuuuutte le menate di cui avrete bisogno per l'imminente arrivo della vostra minuscola produttrice di cacca.
Ed ecco dove comincia il divertimento! E con divertimento intendo la pazza tortura nell'andare avanti e indietro per i reparti tentanto di capire se ti servono dei copricapezzoli o della pasta per il culetto. La risposta giusta è sì e poi sì.
Detto ciò, abbiamo comprato un sacco di inutilità per i nostri due bambini, e dall'altra parte abbiamo avuto quasi tutto di seconda mano. Sì, ho detto tutto o quasi tutto. Sì, anche i pannolini. E no, non erano di stoffa.
Non mi importa di quanto facciano bene all'ambiente i Ciripà, non esiste che io metta pezzi di cacca nella mia lavatrice. Non che ci sia nulla di sbagliato in ciò. A parte che stai mettendo della cacca nella tua lavatrice. Ma sto divagando.
Ecco quindi una lista di cagate che ho comprato mentre ero incinta, e ora so essere un totale spreco..
#1 Un bellissimo set per il lettino. Due secondi dopo che avrete aperto la confezione, un email comparirà nella vostra casella. Ding! I paracolpi hanno ucciso nove milioni di bambini l'anno scorso! (sì bé, mi piace esagerare, forse erano solo sette milioni) Bé ok, no problem, non li userai. E poi leggi il tuo libro Cosa Aspettarsi (ndM: la stessa cagata di libro di cui parlavo nel post precedente!) e ti dice che nel primo anno devi aspettarti che il tuo bambino muoia se metti una copertina nella sua culla. Ok, allora userai la copertina come ornamento per la sedia da allattamento, ma non andrà bene perché terrai la testa troppo in avanti quando ti ci siederai. In pratica hai speso un mucchio di soldi per un semplice lenzuolino su misura per la culla. Un unico lenzuolino che verrà distrutto quando il tuo neonato cagherà anche il suo cervello la prima notte che lo riporterai a casa dall'ospedale. E non importa quanto smacchiatore userai, quella macchia di merda non se ne andrà. Hai due opzioni: A) non comprare tutto il set per cominciare oppure B) comprane uno con una stampa a grandi macchie marroni amebose, così la macchia di cacca non si vedrà.
#2 Vestitini che vanno infilati da sopra la testa. Hai mai provato ad infilare i vestiti a un neonato? Impossibile. Sei lì che pensi "il collo del mio bambino è forte in fondo" finché non tenti di infilargli quella bellissima tuina per il ritorno a casa e improvvisamente il suo collo è come gelatina e la sua testa cade rovinosamente di lato e stai urlando INFERMIERA! INFERMIERA! e lei arriva tutta calma e tranquilla come se avesse visto questa scena milioni di volte. Bé, magari quella tutina a stampa leopardo con la passamaneria di Burberry sarà così carina da non far notare a nessuno che tuo figlio è senza testa.
#3 Un riscalda asciugamani. Sììììì, è proprio una gran cosa lasciare che il neonato si abitui ad avere il suo regale culo pulito da un asciugamano riscaldato a una perfetta temperatura. Così sai cosa succederà? Sarai in un luogo pubblico mentre cerchi di cambiargli il pannolino, e lui avrà un attacco di panico perché le salviette nella borsa porta - pannolini sono congelate e il suo culo è diventato improvvisamente una vagina (non ho ben capito questo paragone). Oltretutto, credi che gente come Fonzie sia cresciuta con le salviette riscaldate?! Direi di no. Sarebbe sicuramente diventato un idiota. Non è un grande esempio, ma mi sembra così ovvio. Quindi a meno che vostra madre non sia la cazzo di Kate Middleton, nessuno riscalderà quei cazzo di asciugamani.
#4 Scarpette da neonati. Ultime notizie, i neonati non camminano. In più, se resti lì a fissare a lungo i piedini del tuo bambino puoi letteralmente vederli crescere, come quando guardi fisso un orologio senza sbattere le palpebre per vedere il movimento della lancetta dei minuti. In pratica, mettere le scarpette a dei piedi in costante crescita è un gesto affine alla fasciatura dei piedi Cinese. Sì, lo so che quelle Air Jordans di sette centimetri sono quanto di più carino tu abbia mai visto nel mondo, ma forse mi sono dimenticata di dirlo, I NEONATI NON CAMMINANO né tantomeno riescono a fare canestro.
#5 Vestitini costosi. Questo punto assomiglia molto all'ultima parte del primo. Limitatevi a comprare un sacco di cose economiche in offerta oppure, come sopra, trovate dei vestitini con la suddetta fantasia ad aloni marroni.
#6 Un bel passeggino. Se sei il tipo di persona che è riuscita a comprarsi immediatamente una casa senza mutui, ti odio. Aspetta, no, non volevo dire questo. Se sei quel tipo di persona, in ogni caso, prendi un bellissimissimo passeggino. Mi ricordo di essere stata nel bel mezzo di un negozio di giochi con una donna che era la metà di me a mostrarmi i meccanismi del bugaboo. "Premi questo bottone, poi questo è voilà è così compatto da stare in una mano". E poi mi ricordo di essere stata nel mezzo del parcheggio del negozio e di non riuscire a chiudere il mio dannato passeggino perché c'erano novemila pulsanti e bottoni e leve e ashfkjhn. Datemi un passeggino che si chiuda come un ombrello, e se voglio qualcosa di più complesso lo comprerò a metà prezzo su Craigslist. Anche solo per poterlo lanciare in mezzo al parcheggio e stirarlo col mio minivan.
7# La vaschetta per neonati. Indovina, la tua casa ce l'ha già. COSA? L'agente immobiliare non te l'ha detto?!! Ciao cervellone, si chiama lavandino. Ma aspetta, il mio lavandino non ha la forma di una balena o di un'anatra! No, infatti. Ma è gratis. E non ha una forma assurda che guardacaso non riuscirai a far stare in nessun posto in bagno. E indovina, il tuo bambino non sta pensando "..è ingiusto che la vasca di Javier sembri una tartaruga e la mia no". Tutto ciò che ha in mente è "Aaaaagh, chi diavolo sta buttando della cazzo di acqua sulla mia testa?! Urlerò quanto mi è possibile finché non smetteranno".
8# Seggiolini per la macchina. Intendo, perché esistono?! Nooooo, scherzo. Seriamente, sto scherzando. Non sono seria.
9# Bumbo Seat (non so neanche se in Italia ci sia .-.) Ci sono tutte queste aziende lì fuori pronte a produrre cose stupide che faranno raggiungere al tuo bambino degli obiettivi che raggiungerebbe comunque, tipo il Bumbo. In caso non lo sapeste, è un piccolo sedile che tira su il vostro bambino prima che possa effettivamente avere la capacità di stare seduto. Sentirete tutte queste teste di minchia, intendo mamme molto simpatiche, che vi diranno che il loro bambino non si sedeva e gli hanno comprato il Bumbo e magguarda, due settimane dopo il bambino ha cominciato a sedersi. Tutto per quella cazzo di sedia magica. Eeeeeh, sbagliato. Il tuo bambino si siede perché ha sei mesi o più. Non perché l'hai forzato a usare il Bumbo ed esercitare i suoi muscoli come se avesse la cazzo di tartaruga di Mike the Situation di Jersey Shore.
10# Tendina proteggi pipì (avrò una femmina quindi non corro il rischio, ma fa ridere). Questo oggetto è solo un regalo carino che le persone comprano perché il loro regalo originariamente costava quindici euro e avevano bisogno di altri cinque euro per far sì che fosse abbastanza costoso per l'occasione. Oh,  e sono anche persone che non hanno mai avuto un neonato maschio, quindi non sanno che non c'è modo di far stare su la tendina proteggi pipì, ma di certo non ti accorgerai che è caduta finché il tuo bambino non comincerà a spruzzarti di urina e finirai per ingoiarne un po'. 

mercoledì 9 aprile 2014

Ultimo Mese.

Domani manca ufficialmente un mese alla data prevista per il parto.
Senza ulteriori sproloqui, lascio questa vignetta esplicativa:

lunedì 7 aprile 2014

If only I could get some sleep.

..è l'ultimo mese, devi riposare finché puoi.

Ho sentito questa frase più o meno sedici volte solo nell'ultima settimana. Una di queste volte era persino scritta su un biglietto d'auguri che accompagnava un regalo (bellissimo e molto utile tra l'altro).
Certo, io ne ho anche tutta l'intenzione, di dormire intendo. Le mie vecchie e care dodici ore di sonno a collasso continuato sono un vago ricordo da due mesi a questa parte però: si dia il caso che io abbia l'ennesima potenza della rinite gravidica - aka una produzione multinazionale di muco, che decide di diventare cronica più o meno a metà nottata, con una regolarità disarmante: verso le tre e mezza mi sveglio completamente in apnea, ovviamente avendo respirato a bocca aperta per nonsoquantotempo, quindi con una simpatica incrostazione bianchiccia e viscida di saliva rappresa intorno alla bocca e - inutile sottolinearlo,  ma ci tengo - un sapore schifoso dovuto a tale saliva rappresa (e non escludo di aver ingoiato anche qualche aracnide, visto che ogni giorno ne trovo sei o sette in giro per casa anche subito dopo aver pulito, e diventano sempre più simili al ragnone Aragog di Harry Potter e la Camera dei Segreti).
A quel punto mi sveglio (disperata), mi alzo per soffiarmi il naso (senza successo), e appena il peso del pancione subisce la forza di gravità verso il basso mi rendo conto di dover fare otto o nove litri di pipì.
Clausola non poco importante: il mio pancione è enorme. E quando dico enorme non intendo enorme come quello di qualsiasi altra donna al nono mese di gravidanza, intendo che le uniche altre ragazze che ho visto con un pancione del genere hanno anche trenta chili in più sparsi per il corpo: io no. Vista da dietro sono uguale a prima, ma con un'anguria messa dal lato più lungo appesa all'ombelico. Ovviamente ciò potrebbe essere un bene per il recupero post partum, ma almeno un chilettino sulla coscia giusto per reggere il peso senza cigolare l'avrei gradito, ecco.
Torniamo alla nottata. Mi sveglio, vado in bagno, espleto le mie funzioni, ma a quel punto si è svegliata la gatta - che per motivi a me sconosciuti si sveglia alle tre in punto - ora delle streghe - ogni notte con un'immane voglia di giocare / mangiare / essere coccolata. E se non la si accontenta, si posiziona davanti alla porta della stanza miagolando ripetutamente: per me non sarebbe un gran problema, la lascerei miagolare finché non si è stufata - di solito dopo tre quarti d'ora almeno. Ma ricordiamo che non dormo certo da sola: di fianco a me c'è il mio adorabile compagno, il quale durante il sonno subisce una mutazione che lo tramuta nell'orso grizzly di Over the Hedge. Non so se abbiate presente: quell'orso non si sveglia quando il procione entra nella caverna e fa un bordello pazzesco (il procione è interpretato in questo caso da me medesima), ma appena stappa le Pringles quello salta in piedi in tutta la sua aggressività. Ecco, Diego ha lo stesso comportamento: potrei entrare in camera, inciampare sul filo del computer e far crollare l'armadio, e continuerebbe a ronfare; poi, la gatta emette un minuscolo "miau" da dietro la porta chiusa e ciò basta per farlo risvegliare con un sonoro GROARRRR. Ovviamente durante il giorno lui lavora, e questo risveglio infranotturno di solito può bastare per mandare in vacca il suo umore durante l'intera giornata - motivo per il quale, mio malgrado, ogni notte alle tre finisco per alzarmi e andare a soddisfare i bisogni felini per evitare questa conseguenza.
Alle tre e quarantacinque, quindi, sono sveglia sveglissima.
Tento di rimettermi a dormire, ma respiro male, e ogni posizione diventa scomodissima dopo quattro minuti per via del peso della pancia. Sofferente, mi giro e mi rigiro, raramente riesco a dormire ancora qualche mezz'oretta tra un movimento e l'altro. Alle sette e mezza la gatta suona di nuovo, e io so che c'è abbastanza luce per giustificare il mio risveglio come utile alla società.
Dormire è un concetto molto approssimativo.
In questi momenti, però, vedo una motivazione in tutte le ore di sonno apparentemente inutili della mia adolescenza: come ho già scritto, io ero quella che si addormentava alle dieci sul divano durante un festino, o in discoteca sulle poltroncine prima della mezzanotte del suo diciottesimo compleanno, o di fianco alle casse ai rave. Credo inoltre di non essermi mai svegliata prima di mezzogiorno la domenica, e sovente ho rinunciato a serate danzerecce in favore di un divano e di un film di cui non avrei mai visto la fine - per essermi addormentata alla fine del primo tempo, appunto. Ho incamerato un numero di ore di sonno sufficiente a passare il resto della mia vita come Lord Macbeth: spero solo che tutto questo non sia un presagio delle future abitudini notturne di mia figlia.
Un mese e due giorni. Aiuto.

mercoledì 26 marzo 2014

Lista di Persone Meravigliose da Incontrare Durante la Gravidanza

Buongiorno blog, so di essere assente da più di un mese. Tra le mille vicessitudini finora descritte, si è aggiunta una ciliegina sulla torta - che più che una ciliegina è un melone e la torta l'ha spappolata di brutto: il preziosissimo aiuto finanziario che avevo la fortuna di ricevere da mio padre è venuto meno causa incassi mancati, e ho dovuto trovare un altro modo di racimolare un minimo di fondo monetario di sopravvivenza, leggi accettare un progetto di lavoro da casa che ha occupato gran parte del mio tempo fino alla scorsa settimana. Ho quindi accantonato liste di cose da fare e soprattutto da comprare per la bambina, per riuscire a dare una mano al mio già stressatissimo consorte (il quale a breve verrà eletto nuovo Dalai Lama).
Ho impiegato (e impiegherò ancora in futuro) la maggior parte dei post scritti finora per lamentarmi di svariate magagne capitatemi in gravidanza, o di persone che hanno invaso il mio spazio vitale con la loro capacità sfrantecatrice: continuo ad incontrarne, ma non voglio dedicare loro altre attenzioni per ora - necessito urgentemente di serenità. Dopo i miei primi post ad hoc e un delirio felino, ho quindi deciso di tornare alle mie liste e scrivere anche qualcosa sul lato opposto ai Dissennatori: ovvero tutte quelle persone che si sono dimostrate un vero toccasana per questo periodo, impilate in una comodo ordine casuale. Oltre al fatto che lamentarsi sia karmicamente controproducente, spero di scrivere qualcosa che possa tornare utile a qualcuna... si tratta di una lista che io stessa avrei voluto trovare subito dopo che il test di gravidanza è risultato positivo, così avrei saputo subito a chi rivolgere le mie attenzioni: tanto più che, mi dispiace dirlo, si tratta di una lista piuttosto ridotta (leggi: rompiballe sono molti di più, purtroppo).

1# I Guru Zen che "Ci Sono Già Passati".
Ecco, da questo punto di vista posso dire di essere stata molto fortunata sin dall'inizio della mia esistenza in generale. Devo averlo anche già scritto da qualche parte, nella mia vita i principali Guru sono rappresentati dai miei fratelloni: uno è seriamente zen, nel senso che fa meditazione da anni e sarebbe in grado di calmare un elefante imbizzarrito, e sospetto che possieda un seminterrato segreto dove tiene la sua divisa da Jedi; l'altro è più "terreno" ed adorabilmente incazzoso quando serve, oltre che un abilissimo stratega (e condottiero) quando si tratta di gestire le paturnie di mio padre. L'angioletto e il diavoletto sulle mie spalle, il maestro Yoda e Han Solo (un giorno smetterò di citare Star Wars, prometto), Gandhi e Martin Luther King - smetto immediatamente coi paragoni prima di delirare del tutto. Servono solamente a spiegare che questi due sono stati da sempre il mio equilibrio sulle strade da seguire, e come tali si sono dimostrati anche da settembre: essendo entrambi già (fantastici) padri, inoltre, l'importanza della loro guida è raddoppiata. Uno - il primo a sapere del lieto evento - mi è venuto a prendere al lavoro durante uno stadio avanzato di Puro Terrore, mi ha portato a mangiare cose buonissime per distrarmi e pazientemente si è messo a spiegarmi con sicurezza che tre quarti delle mie paranoie erano assurde e/o inutili e/o nocive, facendomi tornare in pista su una nuvola speedy. L'altro l'ho chiamato quando, dopo tre settimane, non avevo ancora detto alcunché a mio padre perché il solo pensiero mi faceva riprecipitare nel Terrore: ci ha pensato tre secondi, dopodiché mi ha detto esattamente come fare e con quali parole (ho anche preso appunti), e il risultato è stato preciso come si aspettava. Terrore? Quale Terrore?
Augurerei ad ogni donna in generale di trovare due guide di questo genere, ed ancora di più ad una che aspetta un bambino: dicevo che, a mio parere, sono entrambi dei papà meravigliosi pur avendo vite incasinate come il resto dell'umanità - e ciò li rende delle dispense praticamente infinite di consigli utili, uno dal punto di vista pratico e uno da quello psicologico / mistico. Ed essendo entrambi uomini, sono quindi la prova del fatto che ci sia Vita su Marte (impeto femminista improvviso ed inspiegabile - colpa degli ormoni).

2# Fantastiche Mamme Moderne Rassicuranti.
Oh sì. Le metterei su un podio, anzi un piedistallo gigante che le comprenda tutte. Dirò la verità, troppe volte mi sono ritrovata a vedere come una donna agisse da  madre e chiedermi "Mioddio ma perché?!" - a volte era un perché ha scelto di fare figli, ma ultimamente è più spesso un perché se ci sei già passata devi dirmi questo. Aver trovato mamme che sono come io vorrei essere per molti versi, o che più semplicemente siano state in grado di dirmi ciò che volevo sentirmi dire o come volevo sentirmelo dire, è stata una manna dal cielo. Allora esistono! mi sono detta. Spero ce ne siano molte di più rispetto alle poche da me incontrate: persino su internet non faccio che leggere testimonianze di mamme ipocondriache e fissate (sul genere "Non correre che sudi!"), quando invece sarebbe importante trovare dei consigli che rassicurino un minimo - e visto che nemmeno nella Grande Ragnatela si riesce a trovare nulla del genere, anche qui spero che ogni neomamma possa incontrare delle donne del genere di persona. Inserisco subito nella mia personale categoria due persone in particolare: mia cognata (aka moglie del Fratello Zen Maestro Yoda Gandhi) e la mia amica Mad.
Mia cognata è stata la prima persona della mia famiglia a sapere che ero incinta. L'ho chiamata dal lavoro, terrorizzata e sull'orlo di una crisi di nervi, chiedendole se conoscesse un ginecologo - non avevo nemmeno il medico di base, non avrei saputo dove sbattere la testa e mi serviva nell'immediato una conferma al test di gravidanza. Due giorni dopo mi è venuta a prendere e mi ha portato in una clinica privata, passando le due ore precedenti a rassicurarmi e dicendomi ciò che aveva passato lei quando aspettava mio nipote. Attualmente, quest'ultimo ha quindici anni, è bello, forte e molto intelligente (un po' casinaro a scuola, ma non è un elemento determinante), e lei è una Supermilf che sembra sempre appena tornata da un giro di shopping a Parigi anche se in realtà era a fare la spesa - ha quel tipo di stile che si definisce effortless, cioè senza sforzo, quello che non ti fa avere alcun dubbio sul fatto che si sia svegliata così. Pensando quindi alla ragazza con un diavolo per capello che avevo visto cullare un bambino giallo (aveva mangiato un po' di placenta) e urlante quindici anni fa, e sentendo poi il resto delle seccature da lei incontrate prima e dopo, ho cominciato a pensare che ci fosse più di una speranza. Mettiamoci anche che uno dei primi pensieri che sovviene pensando di diventare genitori è "La mia vita sociale / il  mio divertimento saranno estinti per sempre": cazzate, enormi cazzate. Lei e mio fratello hanno una vita sociale e un'intraprendenza che penso di aver avuto solo a sedici anni, quando per andare in un locale da cento metri quadri facevo quaranta minuti di corriera e altrettanti di camminata a bordo tangenziale.
Stessa cosa si può dire di un'altra coppia di mia conoscenza, cioè quella che comprende la mia suddetta amica Mad e il suo ragazzo. Hanno stabilito un giorno alla settimana in cui escono senza il loro fantastico pargoletto (peraltro adorabile e già prenotato come futuro fidanzato della mia bimba), cosa che non avevo mai sentito da nessun altro genitore, nonostante sia un consiglio che ho sentito dare persino da Tata Lucia su La7 (sì, a tempo perso guardo SOS Tata). Inoltre, il bambino partecipa attivamente ad altre serate fuori con mamma e papà diventando sovente l'idolo della serata - sia chiaro, non sto parlando di una nottata in discoteca, ma ci sono persone che troverebbero folle anche solo il portarsi dietro i figli in una passeggiata serale. Sono due genitori giovani (hanno entrambi la mia età), e come tali non hanno rinunciato né alle loro personalità, né al divertimento: il loro approccio alla vita parentale è leggero e divertente, e per quanto ho potuto comprendere il loro piccolo è un bambino tanto indipendente quanto intelligente, oltre che visibilmente felice. Mad inoltre è indiana, e quando parla del suo essere mamma trasmette perfettamente quell'allure di calma e gioiosa consapevolezza tipica delle sue origini: magari ti sta raccontando di una cosa che l'ha messa in difficoltà, ma nell'esprimerla è come se ti dicesse "Sì, è successo, ma ora è passato e bisogna lasciarlo andare, poi andrà tutto bene". Ogni volta che mi parla, me la immagino seduta nella posizione del loto e circondata di fiori rosa e gialli, come vengono rappresentate le divinità indiane. Una serata a chiacchierare con lei per me equivale a svariate ore di meditazione attiva di Osho (l'unica che riesco a fare): fantastica.

3# Altri Portatori Inaspettati di Buone Notizie ed Informazioni Utili
Negli ultimi mesi ho imparato che anche se tantissime persone sono sempre pronte ad assalirti con nuove ed entusiasmanti ansie, non bisogna mai smettere di parlare con la gente e ascoltare ciò che ha da dirti. Perché se riuscirai a trovare anche una sola persona che sia in grado di dirti qualcosa di bello, quell'essere di luce ti farà dimenticare tutti i vampiri che hai dovuto sorbirti in precedenza: molte volte, peraltro, si tratta di una persona che mai ti saresti immaginata utile tra le altre.
Ad esempio delle neomamme con cui non avevi parlato per paura di assorbire le loro paranoie, e che invece ti dicono cose come "Tranquilla, sei giovane, tornerai facilmente alla tua normale corporatura com'è successo a me" (detto da una neomamma che ha avuto mille problemi più di me nel corso della gravidanza è ancora più rassicurante), oppure "Mio figlio ha sempre mangiato pappette tritate e stava benissimo, omogeneizzati stafava", o ancora "A Treviso puoi richiedere la Mamma Card, così hai due ore di parcheggio in centro pagate al giorno fino al primo anno della bambina" (ecco, quest'ultima sembra un'informazione arcinota, ma il comune si guarda bene dal pubblicizzarla al di fuori del corso preparto - e a quel punto hai già perso almeno sette mesi di vantaggio). Le buone notizie sono lì, ragazze, e possono risollevarvi una giornata o anche un intero mese. Vi accorgerete che la vostra memoria diventerà ancora più selettiva, e dopo mesi saranno le uniche cose che ricorderete - meno male.

4# Tracy Hogg.
Pace all'anima sua, questa donna è stata sicuramente una salvezza per molte neomamme inglesi. Ci sono più o meno sette milioni di libri per nascita riguardanti gravidanza e bambini, e io avevo deciso di non comprarne né leggerne per tenermi ben lontana dallo stereotipo di Perfetta Madre Calcolatrice. Ero certa di aver fatto la scelta giusta, specie quando una mia ex collega mi aveva prestato il best seller "Cosa aspettarsi quando si aspetta" durante il mio terzo mese - quando stavo lavorando all'inferno dove ero la base della catena alimentare e la mia faccia era cosparsa di capillari rotti dagli sforzi delle nausee: mai libro riuscì ad essere più deleterio. Per ogni mese di gravidanza scrivono non solo i dettagli scientifici di crescita del feto, ma anche ogni - possibile - fottuta - magagna in cui potreste incorrere, così specificatamente e con una tale enfasi da farvi credere di averla anche se non è assolutamente così: quando ho deciso di leggere il paragrafo sulle sigarette, ho chiuso il libro e l'ho restituito alla mia collega. Parlava del fatto che per ogni sigaretta l'utero si sarebbe riempito di fumo e il feto avrebbe soffocato - molto plausibile, specie pensando che normalmente una non fuma con la vagina e soprattutto che nella cavità uterina dove si trova il bambino non c'è aria.
Poi, a Natale, mi hanno regalato Il linguaggio segreto dei neonati, di Tracy Hogg appunto. Ho cominciato a leggerlo più che altro perché era un regalo della zia del mio ragazzo, e temevo domande in proposito da parte sua... invece si è rivelato un toccasana. Sarà anche che ho una particolare adorazione per lo spirito britannico, di cui questa Mary Poppins del duemila era fiera portatrice, ma leggendolo mi sono ritrovata a pensare "Cavolo, ma se davvero questo può funzionare allora esiste davvero una sorta di libretto di istruzioni per neonati". Promuove un particolare metodo di sua invenzione, che spero di riuscire ad applicare con mia figlia, e da ciò che scrive è un perfetto equilibrio tra la disciplina ferrea di una certa scuola di pensiero (tipo quelli che lasciano piangere il bambino sette ore perché deve imparare ad essere indipendente) e il casino totale del suo opposto (ad esempio chi allatta ogni volta che il bambino piange per non sentirsi in colpa): una rilassante via di mezzo, condita da innumerevoli esempi di altre mamme da lei conosciute alle prese con varie normali situazioni di puerperio (ho imparato questa parola al corso preparto e devo utilizzarla a sproposito). Dico normali perché non c'è enfasi su alcuna forma di terrorismo psicologico, nessuna catastrofe irrisolta, solo normali vicende sulla maternità: anzi, molte di queste io me l'ero immaginate molto peggio, e sentirle descritte come affrontabili è stata una piacevole novità.
E sempre per il fatto che vogliamo sentirci dire solo ciò che ci fa stare meglio (e in quanto portatrici di pancione ne abbiamo il sacrosanto diritto), ho particolarmente amato il test di personalità su Che tipo di genitore sei: divideva i due estremi tra Genitori Calcolatori Ansiogeni Imprenditoriali (ho rinominato personalmente la categoria per l'occasione) e Inguaribili Casinisti. Pensando (ragionevolmente) di far parte di questi ultimi, ho spesso a che fare con esponenti della prima categoria che mi spronano a diventare come loro: la casa dev'essere asettica, le tutine vanno sterilizzate, hai già comprato i coprispigoli di gomma?, le pappette devono essere prive di allergeni, gli animali mettili in quarantena, la tua giornata dovrà diventare un orologio svizzero, come farai a vivere senza il mobile-fasciatoio / il cuscino ergonomico per girarla su un fianco / l'omogeneizzatore. Uno dei miei incubi peggiori, insomma: attualmente in casa mia i peli di gatto regnano sovrani in combutta coi miei capelli, il ferro da stiro ha un anno di vita ma è seminuovo per lo scarsissimo utilizzo, in dispensa ci sono più cereali e biscotti che sugo, le superfici piane sono riempite per tre quarti da fogli scarabocchiati e pezzi di tessuto e non ho ancora compreso da dove provenga la colonia di formiche che puntualmente ritrovo in posti diversi a distanza di un'ora dall'aver pulito tutta la cucina. Bene, secondo Tracy io non faccio parte dell'estremo limite casinista (giuro di aver risposto onestamente alle domande), ma sto in un punto nel mezzo leggermente tendente a destra - pertanto, è come se la mia vita fosse già più o meno adatta ad allevare un neonato: quelli troppo organizzati, dice, vengono travolti da questo evento poiché è impossibile organizzare in modo manageriale il cosiddetto puerperio.
Questa è solo una delle informazioni fornite da Tracy che vi permetteranno di vincere qualche trilione di conversazioni irritanti: perché badate bene, niente come un best-seller cartaceo scritto da un esperto riesce a zittire l'ignoranza di chi parla senza cognizione di causa. Neanche il sito web dell'OMS.


5# Superdaddy-to-be.
In realtà non avevo pensato di mettere proprio lui in questa lista, diciamo che l'avevo un po' dato per scontato. Poi ho sentito storie assurde di futuri padri fuggiti al loro compito, senza parlare del fatto che ogni volta che ascolto le vicende sentimentali delle mie amiche single finisco per sentirmi ancora più miracolata.
Ovviamente sto parlando del mio ragazzo, che mi ha autorizzato a scrivere il suo nome, si chiama Diego.
Non è ovviamente perfetto al mille per mille (così come non lo sono io), e abbiamo combattuto strenuamente per ottenere la nostra stabilità - e sei anni non sono esattamente pochi per esserci riusciti. Però auguro a qualunque neomamma di poter avere un compagno come lui al suo fianco. Anche dovendo ricordargli di qualche attenzione ogni tanto - parliamo pur sempre di un uomo, seppur con spiccate tendenze alla John Dorian (che adoro). Ogni giorno mi ripeto che non avrei potuto trovare uomo migliore con cui fare dei figli: faccio parte di una generazione di spiantati, e trovare un ragazzo che a ventotto anni sia perfettamente in grado di Fare l'Uomo e conosca il recondito significato di Responsabilità è un rarissimo evento - senza contare gli istinti paterni che aveva già prima che rimanessi incinta. Da quando ha cominciato a stabilizzarsi anche la nostra convivenza, quando è a casa e parliamo o facciamo qualcosa insieme ho sempre l'impressione di vivere in un castello rosa costruito solo per noi, un regno dove si ride spesso e dove arriviamo persino a parlare un linguaggio tutto nostro (composto al 70% di citazioni di Scrubs, cartoni Disney e altri film stupidi che ricordiamo a memoria): è una delle sensazioni migliori del mondo, perché è con lui e solo con lui che mi sono mai sentita così a casa.
Inoltre, bé, devo dirlo per forza: i suoi geni familiari sono i migliori che potessi trovare per bilanciare la follia del mio dna, e lui è bellissimo. Intendo bellissimo sul serio, non figo, non carino, proprio quel bello da attore del cinema o da canzone pop martellante: un DILF, per così dire. Ed è mio, e lo dico come lo direbbe la ragazzina adolescente che ancora abita una parte di me, lo stereotipo Jenna Hamilton nei confronti di Matty McKibben nella prima serie (sì, a tempo perso guardo anche Awkward). E stiamo per avere una figlia femmina, che di solito prende dal papà quindi sarà sicuramente bellissima anche lei - spero di non averle passato i miei baffi, comunque.
Ringrazio il mio karma, o la forza cosmica, o qualunque altra fatalità che mi ha portato ad avere lui con me per quest'avventura. Con tutti i difetti, con i calzini di spugna e settantamila videogiochi sul telefonino; ma pronto a dire di essere un fiero papà, di fare quello che "Ci penso io!" e allo stesso tempo di rivelare il suo lato sensibile se preso dal verso giusto. Ode a tutti i giovani papà (o futuri tali) che riescono ad essere così: sono le migliori rocce su cui una pazza, panciuta ed isterica possa appoggiarsi nella tempesta.

domenica 2 febbraio 2014

Gravidanza & Cat - Therapy aka Ode al Quadrupede

Oggi ho deciso di parlare della mia Personale Salvezza durante la gravidanza.
Preparatevi, sarà sicuramente un post banale e pieno di termini coccolosi e riferimenti mistici che, per la maggior parte della popolazione mondiale, non stanno né in cielo né in Terra.
Sto ovviamente parlando di una quadrupede bianca e nera di  mia conoscenza: la mia gatta Anita.
Ho parlato di lei dal primo post, ed essendo l'unica a non potersi opporre per regole sulla privacy è anche l'unica qui oltre a me ad apparire in foto.
Ci sono molte teorie sulle preferenze dell'animale domestico che parlano di Personalità Cane e Personalità Gatto: pur essendo convinta di appartenere caratterialmente alla seconda categoria, devo dire di non averci mai dato troppo peso finché lei non è entrata nella mia vita - e sì che i segni erano ben presenti sin dall'inizio: fin dall'età di tre anni, sulle mie lettere a Babbo Natale si nota la richiesta di un tenero gattino nero. Un gattino che ovviamente non è mai arrivato, per una motivazione valida in realtà: mio fratello è sempre stato allergico al pelo dei gatti, ma si tratta ovviamente di una clausola che nessuno si è degnato di spiegarmi fino alla maggiore età (ed essendo stata una bambina ragionevole, vi posso assicurare che mi avrebbe evitato molti pianti). Per tentare di ovviare alla mancanza, sistematicamente veniva portato a casa un cane. So che orde di animalisti potrebbero uccidermi per la prossima affermazione, ma un cane non è la stessa cosa: per quanto mi affezionassi ai quadrupedi scodinzolanti che arrivavano, la mia delusione rimaneva evidente, portandomi dopo un po' al disinteressamento nei loro riguardi.
Parliamoci chiaro comunque, a meno di non stare parlando di un piccolo Rudyard Kipling con una Vera Predisposizione, nessun bambino si occupa dell'animale domestico spontaneamente passate le prime due settimane o al massimo il periodo in cui resta un cucciolo: infatti, normalmente il discorso dei genitori è "Niente cane / gatto perché poi devo occuparmene io". E nemmeno i miei genitori erano granché predisposti alla cura di un cucciolo: mia mamma aveva avuto un'adorabile volpina di pomerania di nome Mimì con la quale aveva vissuto praticamente in simbiosi, e una volta che fu passata a miglior vita fu chiaro che nessun altro cane avrebbe potuto rimpiazzarla. Per mio padre il discorso è un po' diverso: anche lui ebbe il suo personale cucciolo, un alano nero gigante di nome Naìdo, ma dubito tutt'ora che il rapporto tra di loro sia stato esattamente felice. Mio padre si ritiene ad oggi un grande educatore e un amante dei cani, ma non l'ho mai visto dar loro del vero affetto: a prescindere dal fatto che li voglia tenere esclusivamente in giardino, non l'ho mai visto impartire un ordine con un biscotto in mano ad esempio - al massimo, l'ho visto inseguire il malcapitato disobbediente con un giornale arrotolato, o accarezzarlo per un tempo limite a far sì che non gli si sporcasse troppo la giacca.
L'unico vero piccolo Rudyard Kipling in famiglia è sempre stato il mio fratellone più grande, Fulvio. Tra gli animali ospitati a casa quando ci abitava anche lui, presi in momenti diversi o tutti insieme, troviamo: ovviamente cani perlopiù enormi, un merlo indiano parlante, un rospo che abitava sul frigorifero (GIURO), porcellini d'india, due caprette nane tibetane (doveva essere una e un po' grassa, poi si scoprì che era incinta), pappagallini, tartarughe e pesci vari (nessun gatto, comunque). Essendo comunque il fratello più adulto, nei miei ricordi è lui ad essere uscito prima di casa: ne si deduce che in seguito non avessi avuto esattamente degli esempi validi per quanto riguarda il rapporto con gli animali.
Ma anche le preferenze, se sono incise nei geni come una Personalità Gatto può essere, non sono casuali: la mia nonna materna, infatti, la chiamavo Nonna Micia.
Solo lei condivideva la mia spasmodica passione per queste creature sinuose e morbidelle, ed ogni estate in Sardegna andavamo insieme sotto il suo appartamento a dar da mangiare ad un'adorabile orda di randagi. Per spiegare quanto la sua Personalità Gatto si espandesse, faccio presente che se fuori pioveva lei non si azzardava ad uscire sostenendo che neanche un gatto l'avrebbe fatto - cosa che mi divertivo molto a spiegare alla maestra, quando la nonna non mi portava nemmeno a scuola per il suddetto motivo. La adoravo.
Neanche lei, comunque, riuscì mai a sostenermi tanto dal farmi avere il tanto desiderato gattino nero.
Quando sono andata burrascosamente via di casa, sono stata subito ospitata dal mio migliore amico, che con i gatti ha lo stesso rapporto di Rat Man... ma a parte questo, in una casa non mia in cui peraltro stavo molto poco non avrei mai neanche chiesto di poter portare un animale. Quando sono andata a convivere con il mio attuale ragazzo, invece, l'animale c'era già: trattasi del cane più adorabile del mondo, il buon Raul, un involucro di trentasette chili di puro amore, un ibrido bianco e grigio dal pelo ispido, il naso patatiforme e una predisposizione a dare bacini a tutto ciò che gli si muove davanti al muso. Normalmente abita a casa con i miei suoceri (possessori di giardino privato), ma finché abbiamo avuto più tempo l'abbiamo tenuto con noi: nel trasferimento in casa nuova, poi, le cose si sono fatte più difficili - oltre al fatto che fino a poco tempo fa sia io che il mio ragazzo lavoravamo diciotto ore al giorno, la casa è decisamente più piccola ed il poco spazio esterno è completamente aperto e dà su una strada trafficata.
C'era quindi posto per un altro animaletto?
In teoria no, ma niente di ciò che è successo da settembre in poi è stato programmato.
Dopo due giorni esatti dall'essere entrati in casa, una gattina nera e bianca si è presentata alla nostra porta, dopodiché è entrata ed ha cominciato ad aggirarsi per casa tranquillamente, della serie "ciao, mi piace casa vostra, io abiterò qui". Il mio entusiasmo superava anche i sensi di colpa del mio ragazzo nei confronti di Raul, il nome Anita venne quasi automatico proprio da lui, e il fatto che fosse mezza bianca metteva a posto anche le sue superstizioni sui gatti neri.
Dopo sette giorni esatti dal'essere entrati in casa, ho scoperto di essere incinta di due mesi.
Dicevo, niente è stato programmato.
Visto che per l'igiene non eravamo ancora del tutto sicuri (la prima ginecologa da cui sono andata mi aveva leggermente ossessionata con la storia della toxoplasmosi) e che lavoravamo ancora entrambi a tempo pieno, decidemmo di tenerla all'esterno, visto che era una trovatella ed era più abituata alla vita del prato che all'essere chiusa in casa... una scelta che si rivelò immediatamente sbagliata: dopo due settimane esatte dal suo arrivo, è stata investita.
Niente sangue né spappolamenti: il nostro vicino l'ha vista sbalzata via dal paraurti di una macchina a tutta velocità, proprio mentre lei era sul ciglio della strada. Rotolò nel fosso davanti a casa, ma lui non fece neanche in tempo a vestirsi per andare a controllare ciò che temeva essere il peggio: come un Vietkong si era già trascinata sui gomiti delle zampe anteriori fin davanti al suo cancello, miagolando a tutto spiano. Il vicino avvisò il mio ragazzo e la portarono in una clinica appena fuori città, visto che quella vicino a casa non aveva posto quella sera. Aveva una frattura obliqua all'ileo destro del bacino, una lussazione a quello sinistro, e per me fu una vera tragedia.
Sto ancora maledicendo quell'ospedale veterinario.
Certo, la tranquillizzarono e la medicarono.
Certo, ci chiesero subito trecento euro, nel dubbio: poi il mio ragazzo chiese spiegazioni, visto il prezzo leggermente alto, e ci scontarono cento euro - già quello avrebbe dovuto insospettirci. Mi dissero che non avrebbe più camminato a meno che non avessimo fatto un'operazione da mille euro per riparare entrambe le ossa, rassicurandomi però che avrebbe potuto vivere una felice e lunga vita nel trasportino, in alternativa.
Immaginate la situazione: ero incinta e ancora in fase Puro Terrore, con un trasloco ancora in corso, una situazione lavorativa veramente di merda e una gatta che, appena adottata, già richiedeva cure che non avrei potuto permettermi in nessun caso - e la soluzione per lei sarebbe stata, già immaginavo, drastica e definitiva.
Per fortuna, quel giorno ad ascoltare con me i vaneggi di quel cialtrone di veterinario c'era la mia migliore amica. Mi disse che anche lei aveva portato la sua cagnetta proprio in quella clinica per una normale tosse, e le avevano proposto un'operazione per sostituirle un tratto di trachea per la modica cifra di seicento euro. Forse era il caso di sentire un altro dottore.
La portai nella clinica vicino a casa, e per grazia divina trovai proprio la dottoressa specializzata in chirurgia felina. Le sue parole? "..è un gatto. Ha cinque mesi e nove vite, guarirà più in fretta di quanto tu possa pensare. Intanto tienila in un posto delimitato e dalle cibo molle."
Un mese dopo, Anita aveva già imparato ad arrampicarsi sui fornelli (spenti per fortuna). Il mio sogno erotico ricorrente da quel momento è zebrare la macchina del veterinario cialtrone con una chiave inglese arrugginita.
Fu la guerra per tenerla, in ogni caso: mio suocero incalzava il mio ragazzo per darla via sostenendo che fosse un impegno troppo grande viste le altre cose che stavano succedendo, e mio padre incalzava me per lo stesso motivo: ma loro non avevano questa frugoletta soffice che miagolava dal box doccia e si trascinava sulle zampe davanti perché voleva assolutamente tornare a fare il gatto di casa nella sua nuova abitazione. Io mi dicevo che, se avessi abbandonato una povera micetta, non mi sarei mai sentita in grado di accudire un figlio - e sospetto che il mio ragazzo si sia fatto lo stesso discorso. Poi, mi ha detto la più meravigliosa delle cose: "Se ti rende felice, la teniamo". Il mio principe azzurro mi aveva permesso di avere il regalo che chiedevo da quando avevo tre anni: che paure potevo avere a crescere un figlio con lui?! Il collegamento può sembrare idiota, ma in quel momento era la settecentoquarantesima conferma del fatto che non potessi trovare un compagno migliore nella mia vita, ed anche il Puro Terrore da inizio gravidanza sparì come se non fosse mai esistito.
Anita è stata un segno vero e proprio (Attenzione, probabile presenza di discorsi mistici sconclusionati).
Intanto è nata a maggio, mese previsto anche per il mio parto. Ho ovviamente scoperto da poco che mia figlia sarà femmina, ed ho sempre saputo che in tal caso si sarebbe chiamata Amalia, come mia madre: quindi, involontariamente, avranno anche un nome simile. Sospetto che qualcuno lassù me l'abbia mandata per aiutarmi in questo periodo, visto che ha alleggerito molti momenti di sconforto provati finora.
D'altronde, i gatti sono guaritori. Secondo il reiki e non solo, essi sono perfettamente in grado di gestire quel tipo di energia che renderebbe il mondo migliore, per così dire: personalmente, ne sono del tutto convinta. Secondo queste filosofie (odio chiamarle teorie, per me non lo sono), un gatto si nutre dell'energia negativa stagnante nei luoghi e nelle persone, incamerandola un po' come farebbe un pranoterapeuta: quest'ultimo, una volta finita la terapia, deve potersi scaricare in qualche modo (di solito tramite meditazione) onde evitare di essere lui stesso portatore della negatività appena assorbita. Il gatto, invece, è in grado di trasformare quell'energia in positivo, e così facendo la purifica; sono inoltre molto fiera di affermare che i gatti neri sono ancora più capaci degli altri in questa pratica, proprio per la loro colorazione che permette un assorbimento potenziato. L'imposizione delle mani, o in questo caso le zampe (adorabile), avviene con il gesto che un'altra gattara pazza di mia conoscenza ha definito "Fare Il Pane" (ancora più adorabile); il loro mantra non sono altro che le fusa, un emissione di frequenze che riescono ad emettere in maniera ripetuta e senza nessuno sforzo.
Potete dirmi che sono completamente fulminata a pensare questo, ma chiunque abbia mai avuto un gatto sa perfettamente di cosa sto parlando: quando si siede in braccio acciambellato e comincia a fare le fusa assumendo un espressione da siamese, è inevitabile percepire un incredibile rilassamento - e non dipende solo dal fatto che siano particolarmente coccolosi e simili ad un bigné quando si mettono in quella posizione.
Ogni volta che mi sono svegliata completamente devastata dalla nausea e dal mal di testa tipici del primo trimestre, mi sono distesa sul divano e lei si è arrotolata a turbante sulla mia testa, facendo fusa a tutto spiano e impastando sulle mie tempie: inevitabilmente mi addormentavo, e al mio risveglio era tutto passato.
Ogni mattina, da sempre, ha l'abitudine di saltarmi in braccio e mettersi a fare il pane sulla mia pancia, proprio sopra l'ombelico - e vi posso assicurare che ci metta meno forza rispetto ad altre parti del corpo (poi Amalia di solito scalcia e lei mi guarda stupita come dire "..cos'era?! Sei stata tu?!", cosa che mi fa sganasciare brutalmente e spezza un po' la magia del momento).
Ad ogni crisi di nervi dovuta agli ormoni mi si catapulta addosso, arpionandosi alla spalla destra con la sua testa vicino alla mia e il resto del corpo acciambellato sul petto, e resta così anche per ore - al massimo, se si stufa, assume quella che chiamo "Posizione dell'Ermellino", cioè messa a sciarpa attorno al mio collo (..è in grado di addormentarsi così).
Quando poi il mio ragazzo torna a casa più stanco e nervoso di me, sa che se siamo tutti e due sul divano è meglio sedersi sulle sue gambe facendo le fusa.
Il mio carico di energia negativa fino a prima di Natale era ai limiti cosmici, e sospetto che sia per questo che ad un certo punto si sia ammalata: è pur sempre una gatta con otto vite per via della rottura del bacino, suvvia, un sovraccarico è possibile se vivi a contatto con un polo di magagne come me. Infatti, per la sua gastroenterite i veterinari non hanno trovato alcuna motivazione: cinque giorni di ricovero, antibiotici, flebo e antiemetici, il mio conto in banca prosciugato, per poi tornare a casa e ricominciare a mangiare e bere come nulla fosse.
Nonostante le mille difficoltà per riuscire a tenerla, posso dire che una delle due cose migliori che mi siano capitate in gravidanza, ed è un'altra di quelle cose che non ho visto scritte da nessuna parte: la Pet Therapy non è solo per i malati terminali, che cavolo. Una donna in subbuglio di ormoni, che si lamenta con il compagno principalmente per il gusto di lamentarsi e rende così impossibile ogni consolazione, costretta a stare a riposo il più possibile per gli sconvolgimenti fisiologici e stressata dalla prospettiva dei mesi a venire... come può non trarre sollievo da un essere soffice che le gironzola intorno distraendola da tutto questo, e riesce in silenzio a farle sentire tutto il suo affetto? Dovrebbero consigliare questo, invece di terrorizzare schiere di gattare con i fantasmagorici rischi della toxoplasmosi - che per inciso, a meno di non avere strane abitudini coprofaghe è estremamente difficile da contrarre dal gatto di casa.
Vorrei concludere con un pensiero molto carino come conclusione, ma attualmente non ho idee: sono distratta dai continui miagolii di Anita, che proprio ieri ha deciso di essersi abbastanza ripresa da andare in calore per la prima volta. Non ho fatto in tempo a racimolare i soldi necessari per poterla sterilizzare prima.
Quindi concludo dicendo che a questo punto non la considero solo una consolazione gigante, ma anche una specie di prova di costanza per me, che negli ultimi anni ho badato a malapena a me stessa.
Mi sembra di aver sentito su Scrubs una citazione del genere: avere un figlio è come avere un cane o un gatto che, dopo un po', inizia a parlare.
Fantastico.

mercoledì 15 gennaio 2014

Avvoltoi dello stress - Parte Terza.

Ed eccoci alla terza e -spero- ultima maxi - categoria di condor stracciaminchia che sono apparsi nella mia vita da quando sono rimasta incinta. Questa è la mia categoria preferita, in senso ironico: mai e poi mai avrei pensato di doverla fronteggiare. Una si aspetta che le rotture di coglioni maggioritarie provengano da medici e genitori, ma di certo non da...

GLI "AMICI".

Da notare le virgolette. Le ho usate, e le sottolineo, perché gli Amici (senza virgolette) che davvero ti conoscono e tengono al tuo bene hanno un diverso modo di avvisarti sulle cose che credono tu stia sbagliando: lo fanno dolcemente, lasciandoti possibilità di risposta e di scelta, con un tono dietro a cui leggi "Io penso questo, ma se vuoi fare in un altra maniera non te ne farò mai una colpa". Di solito sono anche persone con cui è possibile fare un ragionamento di qualsiasi tipo, o discutere in maniera civile: insomma, persone evolute.
Poi ci sono gli altri. Gli invirgolettati.
Sei uscita con loro fino all'altro ieri e hai anche provato un infinito affetto nei loro confronti, perché in fondo non t'importava poi molto del loro modo di porsi, riuscivi ad apprezzarli così. Dopotutto, non c'erano grandi argomenti su cui potessero scalfirti. Dopodiché sono arrivate le scariche ormonali, il sentirsi punte sul vivo per ogni minima cosa, e ovviamente quel bastimento carico carico di stress tutto per te: la mia leggendaria pazienza zen ha dunque deciso di fare i bagagli per Honolulu, mandandomi un telegramma con scritto che sarebbe tornata per la nascita della bambina. Certo, ogni tanto appare in versione ologramma per ricordarmi che non posso sclerare dietro alle due categorie precedenti, ma con gli amici come la mettiamo? La mettiamo che si esce raramente, e solo con le persone rigorosamente non accompagnate da virgolette.
Per descrivere la persona che si aggiudica il primo posto nella categoria, mi accingo nuovamente ad un preambolo su La mia vita precedentemente alla gravidanza: si parla quindi delle mie tre stelline, le tre migliorimigliorissime amiche con cui ho condiviso sogni, speranze, tormenti e follie nel mio pazzo periodo adolescenziale nonché dolcevitadeiventanni. Per correttezza nei confronti delle loro malefatte, le chiamerò con dei soprannomi: Apples, Mapo e Padme (quest'ultima usa il suo soprannome su Facebook, per cui ho deciso di ribattezzarla come la mia senatrice preferita di Star Wars), nell'ordine di successione con cui sono arrivate nella mia vita. Passato il periodo di disapprovabile follia trascorso insieme (periodo che comprendeva, tra le altre cose: un utilizzo più o meno costante di sostanze di dubbia provenienza ed entità finalizzato all'assassinio spietato di innumerevoli et innocenti neuroni; la partecipazione ad eventi non proprio legali in svariate parti d'Italia; una certa dose di sprezzo del pericolo e di-sprezzo dell'altrui opinione in generale, e per finire un inspiegabile e spasmodico interesse per il paranormale e il misticismo - chi della Terra è stufo in cielo cerca gli UFO, cit.), posso dire che tre su quattro di noi si siano ampiamente ravvedute, chi più chi meno: io sono stata di certo la prima a stancarsi di tutto quel trantran festaiolo (per la mia indole da Snorlax descritta qualche post fa), sostituendolo con sabati sera più caserecci e schiavitù lavorativa; anche Apples ha seguito un percorso molto simile, seppur per differenti motivazioni, fino ad essere persino più occupata di me attualmente - in senso letterale, visto che ora come ora quella che non sta lavorando sono io; Mapo si può dire che sia rimasta un po' la stessa, ma essendo sempre stata quella con più determinazione ed energia di tutte noi messe insieme, non ha fatto alcuna fatica ad inserire anche le responsabilità da "grandi" nella sua vita da instancabile globetrotter.
L'unica ad essere per così dire peggiorata, è Padme.
(Nota: baby, se dovessi leggere questo post ricordati che sono incinta e ripiena di ormoni saltellanti, e ti ho chiamata con un nome bellissimo sperando che ti arrabbiassi un po' meno)
Cominciamo col dire che, al mio annuncio di maternità, è stata l'unica a non fare una piega: non perché non fosse interessata, ma perché un precedente periodo prolungato di trastullamenti vari ed eventuali l'aveva resa incapace di esprimere le proprie emozioni al momento giusto e con il giusto entusiasmo. Nell'ultimo anno, ogni volta che la vedo mi sento più inquieta: ciò che ho principalmente notato, dispiacendomi non poco, è che il suo sguardo si sia fatto via via più vitreo rispetto agli occhietti felici alla Albus Silente che ero abituata ad incontrare; riesce raramente a seguire un discorso serio dall'inizio alla fine senza divagare o distrarsi, ed il suo contatto con la realtà è praticamente assente: non pensa mai alle conseguenze delle sue azioni sugli altri o nell'ambiente in cui si trova, e quelli che prima erano culturali e sani interessamenti a sciamanesimo, misticismo e vita oltre la Terra si sono pian piano trasformati in ossessioni e paranoie verso tutto ciò che la circonda.
Abbiamo tentato di farle notare cotali cambiamenti, sempre senza successo: ci siamo poi rassegnate al fatto che fosse comunque la nostra Padme, e l'avremmo accettata così come lei ha sempre accettato noi.
Nelle amicizie sono pur sempre una seguace del vivi e lascia vivere, ed è proprio da ciò che deriva la mia somma incazzatura: appena le ho detto di essere incinta, salvo breve parentesi felicitazioni, ha cominciato a tormentarmi.
Ora, se esiste una categoria vuol dire che non è l'unica esponente tra le teste matte di mia conoscenza ad avermi rotto le ovaie, ma è di certo la più importante - e soprattutto, la più inaspettata.
Ci siamo ritrovate una delle mie ultime sere sociali presso la solita Osteria da noi frequentata, e dopo avermi a malapena salutata ha pensato bene di darmi della stronza perché non avevo ancora smesso di fumare; dopodiché ha snocciolato una lista dettagliata di catastrofi indicibili derivate dal fumo in gravidanza (quindi si era persino informata a riguardo), per finire l'opera con un bel "Ah, ti incazzi vedo! La verità fa male, eh?!". La tentazione è stata quella di alzarmi e tornare a casa, ma come ho già detto era una delle rare ed ultime serate sociali, e non avevo alcuna intenzione di farmela rovinare sul nascere.
Capisco la tentazione di molte persone, specie non fumatori, di rimproverarmi perché ancora fumo un paio di sigarette al giorno. Ma ho le mie motivazioni, chi mi conosce le comprende: pur sapendo di sbagliare, ad esempio, ritengo ci siano cose peggiori (tra le quali figurano anche gli antibiotici che ho dovuto assumere e il dovermi nutrire solo di alimenti provenienti da un accuratamente sorvegliato sistema industriale, del quale per inciso non mi fido affatto) con cui danneggiarmi. Tuttavia, non comprendo né tantomeno ho intenzione di tollerare una critica pesante e gratuita posta da qualunque persona che non sia in grado di tutelare nemmeno sé stessa in quanto ad autodanneggiamento, specialmente se tale persona è residente a Neverland da anni ed ha sempre inteso la favola delle cicala e della formica come proporzione Formica : Stronza = Cicala : Divertente.
Il fumo non è stato l'unico argomento a stimolare quest'inspiegabile accanimento da parte sua: ogni volta che su sentiva ispirata ha provveduto ad avvisarmi riguardo ad altre calamità riguardanti nascite e gravidanze, con un atteggiamento oltremodo terrorizzato e terrorizzante derivato dal distacco dalla realtà di cui parlavo prima: pillole al fluoro somministrate ai neonati senza consenso, vaccini pro autismo, placenta dimenticata nell'utero della madre, rischi letali del sacrilego latte in polvere e totale cattiveria della madre se decidesse di usarlo, microchip del controllo, e chi più ne ha più ne metta. Un bel pacchetto All Inclusive, sufficiente a farmi rinchiudere in casa per giorni a guardare solo cartoni animati per riuscire a tirarmi fuori dalla preoccupazione.
Come ho già spiegato, lei è solo il Pifferaio di Hammelin di questa congrega di sgranocchiaballe: in particolare, ho affrontato il resto del sorciame durante la sera del ventisette dicembre, quando ho giurato di non partecipare mai più ad una situazione di socialità che comprendesse individui che non considero all'altezza del mio cervello. Mapo era appena tornata dalla sua residenza crucca, ed aveva organizzato un festino in garage come ai vecchi tempi: un buffet enorme e molto vario e la presenza di bevande analcoliche avrebbero garantito la mia sopravvivenza "sana" anche in una situazione che un tempo significava solo bisboccia alterata fino al mattino. Bene, nel corso della serata ho subito:
- Domande rassicuranti sul genere "Cosa ci fai qui? Non sei incinta?" (sì, incinta, non malata terminale, pezzo di idiota) e "Perché non sei rimasta a casa, ti sembra il caso con quel pancione?";
- Osservazioni riguardanti l'argomento che sembra essere il favorito, cioè il fumo, del tipo "Non puoi fumarmi vicino perché non voglio essere responsabile dell'uccisione prematura di tua figlia" (RENDIAMOCI CONTO), o altri snocciolamenti di catastrofi già illustrate da Padme (probabilmente aveva divulgato la ricerca) recanti anche opinioni di ginecologhe di Alpha Centauri - o almeno presumo, visto che a raccontarmele erano uomini;
- Espressioni stupite mentre riuscivo addirittura a ballicchiare delle canzoni anni ottanta nelle mie precarie condizioni, con tanto di incitazioni a "non stancarmi troppo";
- In seguito alla valanga di critiche, quando ormai pensavo avessero finito gli argomenti o almeno di averli zittiti a sufficienza, una sensazione come di forzatura ad ignorarmi: sia in quanto etichettata come "madre snaturata", sia come "donna incinta che non è qui per bere litrate di vino e vomitare da domani mattina in poi, quindi in realtà non so di cosa parlarci".
Tale trattamento è stato sponsorizzato in particolare da tre persone: un tizio conosciuto rispettivamente per la sua assenza di palle combinata ad un carattere pesante ed insopportabile, e per le sue paranoie sul fatto che la gente possa mangiare dei cracker sui sedili dietro della sua macchina (non scherzo); un vecchio amico, una volta socialmente considerato, che ora mostra una carnagione cianotica, una progressiva stempiatura mal celata da un tentativo di riporto dall'aria unticcia, e una flebitica e floscia pancetta - tutte conseguenze del fatto che passa le sue giornate a mangiare cotolette e pizza giocando al videopoker, invece di finire l'università alla quale è iscritto da circa sei anni; e ultimo, un ancora giovincello dall'aria allampanata ed occhialuta che in realtà ritenevo intelligente - questo prima di scoprire che qualche anno addietro facesse parte di un trio di ragazzini che chiamavo, non troppo amorevolmente, i K. Boys: tre preoccupanti sbarbatelli ancora liceali che durante le feste nei locali stavano a malapena in piedi, ma andavano a vantarsi biascicando con quelli più grandi di quanto sballati fossero e quanto questo li rendesse troooppofighi. Se non sbaglio, uno dei tre è recentemente morto affogato dopo una pera vicino al fiume. Troooppofigo.
Davvero queste persone hanno il diritto di criticare il mio modo di comportarmi?
O ci si basa forse sul principio che sia più facile criticare qualcun altro, piuttosto che rendersi conto della famigerata Trave nel Proprio Occhio?

Ogni altra neomamma giovine che abbia incontrato mi ha dato lo stesso resoconto - al massimo leggermente mediato dal fatto che magari qualcuna di loro aveva frequentato compagnie più sane: il mio è di certo un caso estremo da questo punto di vista, e per fortuna conosco anche innumerevoli altre persone che mi rispettano e portano solo sorrisi nelle mie giornate. Perché è solamente di questo che ha bisogno un donnino in gravidanza: sorridere, ed essere tranquilla. Possono aspettare anche l'acido folico, la cioccolata e la spesa a domicilio. Ci sono milioni di informazioni terrorizzanti su ogni diamine di mezzo di comunicazione riguardo alla nascita di un bambino e, come capita per ogni argomento importante, ci sono anche milioni di teste di cazzo pronte a leggerle o ascoltarle per poi autoeleggersi docenti di ostetricia a spizzichi e bocconi. Quello che non scrive o dice nessuno, alla fine di queste informazioni, è la cosa più importante: NON FATE LEGGERE / SENTIRE QUESTO AD UNA DONNA INCINTA. Evitate di riferirglielo anche in forma sintetica, anche perché non sapete se possa essere vero, e poi sul serio, che diavolo di scopo c'è a fare una cosa del genere? Volete davvero avvisarla per aiutarla? In tal caso, un barattolo di gelato alla crema darà più risultati. Almeno se vi considerate suoi amici: ricordate che ci sono altre due enormi categorie di persone, prima di voi, a complicarle la vita. Più gelato, meno terrore.