mercoledì 30 aprile 2014

Thrity - eight.

Buon quasi - primomaggio!
Sono alla trentottesima settimana ed è tutto molto terribile.
Ancora? Sì, ancora, semprepiù.

Uno: il mio peso. Quando dicevo "la mia pancia è molto più grande delle altre" intendevo DAVVERO. Infatti, la ginecologa durante l'ultima visita ha ufficialmente rinunciato a sgridarmi per il peso in più, annotando sconsolata i cinque chili che sono riuscita a mettere nelle tre settimane precedenti - arrivando così a diciassette chili gravidici, ben sei in più dello "standard consigliato". Vai a fare in culo, standard consigliato, vorrei dell'altro gelato al Mars per favore. Tanto più che non riesco a muovermi o fare sforzi anche minimi: l'altro giorno ci ho messo esattamente quaranta minuti a cambiare le lenzuola, se faccio cinque metri di camminata sembra che il mio utero si pieghi a cannocchiale e le anche mandano dei lamenti lancinanti (non è figurativo, cigolano di brutto), e se la temperatura esterna diventa improvvisamente estiva le mie mani e le mie caviglie si gonfiano a capitello.
Provate a pensare poi, in una normale vita senza gravidanze quali due fattori possono portare una donna a mangiare di più? L'astinenza da rapporti sessuali e il tentativo di smettere di fumare, ad esempio. Già. Temo che il mio adorabile consorte sia completamente inibito dalla presenza pancifera (come biasimarlo?), ma nei picchi di ormoni (cioè per venti ore al giorno circa, quelle in cui non dormo) io non penso certo a questa causa: mi sento invece orribile, grassa, gibollosa e piena di muco, bruttissimissima e goffa, penso che probabilmente non mi guarderà mai più nello stesso modo, poi penso che dopo il parto avrò delle cicatrici da guarire quindi non riuscirò a ricordare la fisionomia del suo pene ancora per molto, molto tempo. La mossa seguente è rotolare verso la dispensa e rimbalzare sul divano con in bocca tutto il cioccolato che riesco a trovare.
( Notare che la mia adorabile suocera, che più che suocera è una fatina buona delle favole, per Pasqua mi ha regalato SEICENTOGRAMMI di cioccolatocreminogianduia formato mattone, da tagliare a fette e mangiare col pane + un barattolone di Slittosa, ovvero la versione super - pro, super - naturale, super - alta pasticceria della Nutella, che fa sembrare la Nocciolata Rigoni di Asiago feccia per plebei. Ho già detto più volte quanto follemente io ami mia suocera, e quanto mi senta miracolata ad averla trovata - quando ho visto il contenuto del regalo mi sono commossa, davvero )
Sul fumo neanche ci spendo troppo, è abbastanza ovvio. Il latte diventa tossico se fumi anche se nessuno è in grado di spiegarti il perché, e poi c'è la morte in culla e Gesù che abbaia nel suo tempo libero. Sì, quest'ultima è una bestemmia trasfigurata.
Potrei anche soffermarmi a sottolineare una delle conseguenze del fumo in gravidanza che mi erano state predette: il rischio di parto prematuro e/o con neonato sottopeso. Ho fatto il monitoraggio la settimana scorsa, mia figlia supera i quattro chili e non ha la benché minima intenzione di anticipare la sua nascita. Se non avessi fumato cosa avrei partorito, un ippopotamo?

Due: evergreen break - my - ovaries. Già, gli sgranocchiaballe. I persecutori e le persecuzioni, tutte le piccole enormi cose che si dilettano nel farmi impazzire da quando il mio utero contiene un'inquilina. Non si sono estinti, e ho buone ragioni di pensare che continuino anche dopo la nascita, per cui mi sono parzialmente rassegnata alla loro persistenza. Ora come ora, al top della lista ci sono le mie compagne di corso preparto: non che siano cattive o stronze o volontariamente fastidiose, anzi. In realtà sono molto tranquille, e nelle ultime tre lezioni sono riuscita persino a ridere insieme ad un paio di loro. Il problema è che sono persone estremamente diverse da me, e si entusiasmano per cose diverse - come ad esempio una chat collettiva di What'sApp per mantenersi in contatto e soprattutto sapere in direttissima chi sarà la prossima a partorire. Avevo proprio bisogno di un diffusore di ansia sul telefono, grazie ragazze. O si sentivano più tranquille (non lo comprenderò mai e poi mai) a sapere i dettagli tecnici di una episiotomia (se non sapete cos'è NON googleatelo, sul serio), o ancora sono certa che nessuna di loro abbia pensieri sul genere "Quattro anni fa passavo i miei weekend con le pupille a fondo di bottiglia in qualche fabbrica abbandonata e ora sto per riprodurmi, mioddddio mandatemi a Medjugorje" o anche "Chissà se partorendo in tempo riuscirei ad essere abbastanza guarita da andare al concerto dei die Antwoord che c'è il ventidue giugno?". Sono l'unica mamma di quel corso ad essere alle prese con la carestia fumogena, l'unica ad aver osato sgarrare (più volte) durante la gravidanza, l'unica ad aver pensato che una coperta da gioco fatta con le t-shirt dei Sex Pistols potesse essere carina, l'unica talmente dipendente da cartoni animati trash da capire il paragone tra una componente del gruppo e Kendra di the Cleveland Show. In mezzo al gruppo mi sono sentita, tanto per cambiare, il pesce fuor d'acqua con cui mi identifico nella maggior parte delle occasioni sociali - cose tipo "non piaccio agli altri bambini", spero vivamente che mia figlia sviluppi un'autostima e una capacità di interazione nettamente migliori.
Inoltre, in questo ponte della Liberazione sono venuti a trovarmi i miei genitori: li rimetto nella lista di rompiballe, ma solo al secondo posto per sentirmi meno fedifraga ed ingrata - visto che in realtà mi hanno portato un macello di cose utili (tipo la culla) e la mia matrigna ha provveduto a ribaltarmi casa e pulire tutto il pulibile in modalità hocketi - pocketi, cioè in un tempo record di due ore (un giorno riuscirò a carpire questa capacità), e mio padre ha tirato fuori tutta la sua esperienza da nonno per spiegarmi il recondito funzionamento del passeggino (non sono per niente sicura di riuscire a ripetere il procedimento, ma almeno i lenzuoli so metterli). Tuttavia, il mio adorabile e pelato genitore è riuscito a dire esattamente ciò che non avevo proprio bisogno di sentirmi dire, confermando la sua innata empatia per il genere femminile - certo, l'ha fatto come al solito a fin di bene, ma in quel momento avrei voluto picchiarlo con una vanga. Ha infatti denotato e sottolineato quanto io sia sciatta e brutta in questo momento, intimandomi severamente a "ricominciare a prendermi cura di me stessa, perché sua figlia una volta era figa". Non sto parafrasando, lui si esprime così. Ha avuto questa brillante uscita in seguito alla mia scoperta di nuove e gigantesche smagliature a forma di fuoco d'artificio attorno al mio ombelico: dev'essersi soffermato un attimo di più, scorgendo quindi: le macchie scure e i nei da iperpigmentazione ormonale che mi ricoprono il collo, i capelli mezzi storti dal taglio fatto ormai troppi mesi fa e senza tentativi di camuffamento tramite piastra perché non ho voglia, le mie labbra circondate da una crosta di secchezza grigiastra perché non respiro ed espello continuamente muco, le occhiaie da assenza di sonno, il doppiomento da gelato al Mars, i duroni che avevano reso il mio piede simile a quello di Bilbo Baggins perché farmi la pedicure implica una posizione estremamente scomoda, e forse anche i baffi da sergente Garcìa - che sono l'unica cosa che curo, in realtà, ma sempre a causa dello sbalzo ormonale ogni notte mi ricrescono come se non ci fosse un domani. Tutto questo si rifà anche al sentirmi un mostro orribile e gibolloso, disperazione già nominata a inizio post, ma temo di avere una valida motivazione per giustificare la mia sciattitudine. Quando l'ho fatto notare a mio padre, ha risposto che avrei potuto almeno andare dall'estetista o da un parrucchiere o da un podologo, certo, se non fosse che negli scorsi mesi io abbia avuto a malapena i soldi per fare la spesa, cosa di cui è perfettamente a conoscenza visto che è lui a non aver scucito un euro - pur sempre negando l'evidenza, sia ben chiaro.

Tre: Nidificare con il Consorte. Ho appreso il termine "nidificare" da questo articolo fantastico sulla trentasettesima settimana. Cito:
" Nonostante ti senta una balena lenta e imbarazzante, e anche se non ricordi l'ultima notte che hai interamente passato a dormire, molte donne incinte provano un'esplosione di energia nervosa in queste ultime settimane. Molti ti diranno che stai semplicemente nidificando, ma non ve lo ribadirò. Io comprendo. Ci sono delle ditate su quella finestra e a meno che tu non vada a comprare il Glassex in questo preciso minuto guarderai quelle ditate per i prossimi sei mesi oh mioddio vai a comprarlo ora COSA ASPETTI. "
Una descrizione perfetta. Certo, ho orgogliosamente ultimato la borsa per l'ospedale, e negli ultimissimi giorni persino la cameratta, ma non ho ancora stipato il frigo di piatti pronti da microonde nel terrore di arrivare a mangiarmeli tutti prima di partorire. Inserisco una lamentela sul consorte in questo paragrafo, in quanto necessaria al mio sfogo: sì, è un ragazzo fantastico ed è il mio principe azzurro col piercing alla lingua, ma devo ricordarmi che in fondo è un uomo. Il suo cervello basilare lavora all'80% sul realizzare la sua paternità, ed è già tanto così: in un sabato di ferie si è pulito a fondo tutta casa, ma ad esempio non ha potuto fare a meno di lamentarsi di quanto fosse sporca tutto il tempo - facendomi inconsapevolmente sentire un'inutile balena incapace. Infatti, la casa non era mai stata così sporca per un semplice motivo: prima riuscivo a pulire quotidianamente, ma la sua massa cerebrale maschile ha sempre un improvviso glitch nel ricordare ciò, e la sua formazione tradizionale e impostata sul Lavoro si limita ad una semplice equazione: non devi lavorare = non fai una minchia dalla mattina alla sera. Ogni tanto si ricorda dei miei piccoli sforzi e li apprezza, ma la maggior parte delle volte la stanchezza gli inibisce i pensieri e pensa di essere stato molto bravo ad aver addestrato i suoi calzini a lavarsi e soprattutto appaiarsi e mettersi da soli nel cassetto della biancheria.
Mi meriterei un bel calcione per queste critiche, lo so, ma il mio cervello farcito di ormoni invece lavora al 120% e per me neanche questo è abbastanza. Mi sembra di avere ancora troppe cose da fare, e spesso di non pensarci a sufficienza, cosa che mi spinge ad avere raptus di lavaestiratutto o cucituttelestoffechetrovi, oltre che raptus tendenzialmente omicidi dovuti ad esempio al fatto che tre mesi fa avessi chiesto una mensola grande e due piccole per la cameretta, e tre giorni fa ne abbia comprata solo una grande e l'abbia montata su delle staffe nere. NERE. In una camera faticosamente matchata in toni pastellosamente femminili per stimolare il rilassamento e far sembrare tutto molto nuvolesco et coordinato anche senza avere la stessa esatta tonalità di colore. Sì, è solo una staffa, anzi due, ma io sarei grafica, ricordate? I codici Pantone sono parte integrante delle mie certezze nella vita. Infatti non sto più entrando in camera della bambina, perché guardare quelle orrende staffe nere mi fa saltare i nervi e davvero non so come coprirle, anche perché sono giganti e metalliche ed antiestetiche e non posso intaccare il muro per provare a risolvere il problema (oltre alle ire del padrone di casa, incorrerei anche in quelle del consorte che ovviamente si sente molto proud del lavoro fatto, e non capisce il perché di tanto tormento).
Ah, piccola clausola che non fa che aumentare il mio disagio: da una settimana non posso più guidare. Per arrivare giusta con i piedi sui pedali della macchina, la pancia si deve letteralmente appoggiare sul volante: molto pericoloso. Quindi, non posso né soddisfare i miei bisogni mangerecci on the go, né uscire per comprare cose che mi possano potenzialmente servire per nidificare al meglio - o più semplicemente per calmare le mie paranoie di nidificazione. Sfuma così anche la mia ultima possibilità di autonomia nel rendermi utile per fare la spesa, evidenziando anche la più deprimente, problematica e disarmante condizione dell'ultimo periodo: sei sola.

Già, questo è il problema principale. Sì, ho un fantastico co-genitore pronto a prendersi sulle spalle il bastimento carico carico di paranoie di tutta la situazione, ma non abitiamo in Germania e non ci sono aiuti significativi che possano evitargli il carico lavorativo che i suoi titolari si dilettano ad appioppargli settimana dopo settimana, ignorando completamente ogni nostro minimo bisogno umano. Inoltre, ho sempre cercato di essere il più possibile indipendente per quanto riguarda i miei problemi personali, e chiedere aiuto a persone non totalmente coinvolte mi fa sentire un'opportunista e un peso per l'umanità in generale. Ho sempre preferito aspettare che fossero gli altri a presentarsi spontaneamente: a volte è successo, ma nell'ottanta percento delle situazioni ero sempre io a dovermela cavare. Come tutti, suppongo. D'altronde potevo nascere in un posto a scelta del terzo mondo, e sicuramente mi sarebbe andata molto peggio di così, come succede a tante donne oggi: ma è lo stesso discorso che si fa ad un bambino che non vuole mangiare, finisci tutto perché ci sono bambini che muoiono di fame - il suo cervello non si convincerà così. Siamo umani, egoisti, e tutti guardano il proprio cortile: nel mio, attualmente, ci siamo solo io e la gatta - unica fonte di affetto incondizionato, miagolii teneri come distrazione ed illimitato ascolto delle mie ansie inconcludenti. Per il resto ci saranno circa ottocentocinquanta persone che hanno offerto il loro aiuto e che hanno detto che ti sarebbero venute a trovare, ma poi non lo faranno perché sono giustamente impegnate a pensare a tutt'altro che a te, specie considerando che secondo l'ottica comune dovresti essere in un periodo di attesa felice, di cosa mai potrai avere bisogno? Di niente, infatti. Come il groviglio che mi ha portata fino a qui mi ha sempre educata a pensare: facciamo che non ho bisogno di niente. Così gli amici che sembravano capirti fino a un anno fa improvvisamente sembrano molto diversi da te, e preferiranno andare ad ubriacarsi piuttosto che sentire discorsi riguardo a coppette assorbilatte e pasta Hoffmann. Così non chiederai supporto ai tuoi suoceri, anche se sono delle persone adorabili, perché non sono i tuoi genitori - quindi ti senti un peso anche per loro, e ti arrabbierai ancora di più perché il tuo genitore ha deciso di vivere in un'altra città più o meno mille secoli orsono, e riempirai le fosse col senno di poi.
E così finirai per renderti conto che le uniche due persone a cui avresti potuto chiedere affetto ed aiuto incondizionato senza sentirti in colpa non ci sono, perché sono morte. 
E forse ti renderai conto anche, alla fine, che proprio per questo non sarai mai del tutto sola: è solo un'impressione data dal silenzio, quello che senti tutto il giorno e che prima o poi ti mancherà da matti. 

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